Quel filo sottile che lega i Mattarella alla mafia
ULTIMA ORANon è andata così. A parte le solite parole di circostanza in occasioni di commemorazioni o di giornate della legalità, Mattarella non si è mai esposto concretamente a fianco dei familiari delle vittime.
Quando il 3 febbraio 2015, Sergio Mattarella è stato eletto
Presidente della Repubblica, associazioni familiari vittime di mafia e
giornalisti che di mafia dovrebbero intendersene, credevano in un suo
intervento incisivo sia per la lotta alla mafia e sulla ricerca della verità di
molti omicidi e misteri ancora irrisolti. Non è andata così. A parte le
solite parole di circostanza in occasioni di commemorazioni o di giornate della
legalità, Mattarella non si è mai esposto concretamente a fianco dei familiari delle
vittime.
Un esempio su tutti il caso
Agostino: Vincenzo Agostino, padre di Nino ucciso da Cosa Nostra nel 1989,
vista l’imminente archiviazione del caso, ha chiesto al Presidente della
Repubblica Mattarella un incontro. Come risposta, l’inquilino del Quirinale, ha
risposto che per impegni precedentemente assunti non poteva riceverlo. In
parole povere, si è rifiutato di incontrare la famiglia Agostino in cerca di
giustizia da 28 anni. Un certo diniego da chi ha perso il fratello,
Piersanti, per mano di Cosa Nostra il 6 gennaio 1980, ha stupito molti ma non
chi conosce la storia della famiglia Mattarella. Le virtù di onestà dei
Mattarella, sono macchiate da un alone, non tanto velato, di contiguità con
Cosa Nostra.
BERNARDO MATTARELLA
Bernardo, padre di Sergio e
Piersanti, deputato dell’assemblea costituente, ministro in vari governi tra il
1953 e il 1963 è il capostipite della Famiglia Mattarella, colui che ha aperto
la strada politica ai figli. Mattarella è stato accusato per la strage di
Portello della Ginestra insieme al ministro dell’interno Mario Scelba, dal
pentito Gaspare Pisciotta, vice di Salvatore Giuliano. I due, sono stati
assolti in fase istruttoria e, Pisciotta nel 1954, è morto assumendo, a sua
insaputa, una dose di strictina, veleno per topi.
Nel febbraio 2016, il pentito
Francesco di Carlo, in un verbale ha dichiarato che Bernardo Mattarella gli era
stato presentato come uomo d’onore della famiglia di Castellammare del Golfo,
da Calogero La Volpe tra il 1953 e il 1954. Dichiarando inoltre che, ha
avuto modo di frequentare la casa di Mattarella e che sarebbe entrato in Cosa
Nostra grazie alla famiglia della moglie Bucellato. La famiglia Bucellato vanta
esponenti di spicco in Cosa Nostra tanto quanto nelle istituzioni.
Bernardo Mattarella era
ritenuto vicino al Boss di Alcamo Vincenzo Crimi.
La dichiarazione di Di Carlo,
dal punto di vista delle regole di mafia non fa una piega: un uomo d’onore non
può presentarsi da solo ad un altro uomo d’onore ma, deve essere un terzo uomo
d’onore che conosce entrambi (in questo caso Calogero La Volpe) a
presentarli. In precedenza, nel 1992, l’ex ministro Martelli, riprende dei
documenti della commissione antimafia datati 1976 a firma di Pio La Torre, nei
quali La Torre afferma che Mattarella ha traghettato la mafia dal fascismo
verso la DC. Quell’incontro mafia, politica, massoneria ha dato origine al
potere dei Mattarella in Sicilia che continuerà con il figlio Piersanti.
PIERSANTI MATTARELLA.
Il presidente della Regione
Sicilia Piersanti Mattarella, viene ucciso il 6 gennaio 1980, da Cosa Nostra.
Per il suo omicidio sono stati condannati, come mandanti, i boss della
cupola dell’epoca. Piersanti Mattarella era considerato il delfino
di Aldo Moro ed aveva rotto con la DC di Vito Ciancimino e Salvo Lima, per aprire
un dialogo con il PCI siciliano. Il pentito Francesco Marino Mannoia, detto u dutturi o il chimico perché
aveva il compito all’interno di Cosa Nostra di raffinare la droga, dichiarerà
quanto segue sull’omicidio Mattarella: ” la ragione di questo omicidio
risiede nel fatto che Mattarella Piersanti dopo aver intrattenuto rapporti
amichevoli con i cugini Salvo e Stefano Bontate, ai quali non lesinava favori,
aveva mutato la linea di condotta. Dare uno schiaffo a tutte le amicizie
mafiose. Voleva rompere con la mafia ed entrò in contrasto con il deputato
Rosario Nicoletti”. Prosegue Marino Mannoia dicendo che, la nuova linea di
Mattarella preoccupava Nicoletti che aveva avvisato Bontate. Attraverso Salvo
Lima, anche Giulio Andreotti è stato informato delle intenzioni di Mattarella e
si reca in Sicilia per incontrare Bontate, i cugini Salvo, Nicoletti e Lima.
Marino Mannoia è stato
informato di tutto ciò direttamente da Bontate.
In sostanza, Piersanti
Mattarella che in tratteneva rapporti con i mafiosi, aveva deciso di voltare
pagina non rispettando più i patti stipulati con gli uomini
d’onore. Persino il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, non certo uno
qualunque, il 10 agosto 1982, in una intervista, aveva collegato l’omicidio di
Piersanti Mattarella alle vicende paterne, non proprio trasparenti, e che
voleva iniziare una politica onesta distante dalla mafia.
Eliminato perché traditore?
La trasparenza della famiglia Mattarella passa dalla Sicilia, sul filo sottile che lega mafia, politica ed antimafia. Come diceva Leonardo Sciascia ne “Il giorno della Civetta”, l’Italia è incredibile e bisogna andare in Sicilia per constatare quanto incredibile è l’Italia. Forse tutta l’Italia è Sicilia dipendente.