"Vogliamo i soldi, non il cibo": i migranti si ribellano alla Protezione Civile

CRONACA

Centinaia di immigrati accolti nelle tende e stanziati lì ormai da anni non rispettassero le regole imposte dal Dpcm contro il contagio da Covid19.

Con spudorato menefreghismo gli africani entravano e uscivano dalla tendopoli senza protezioni individuali, anche in gruppetti di 3/4 persone alla volta. Mettendo così a rischio la propria incolumità e quella dei calabresi. Che, ormai da settimane, sono costretti ad uscire solo per acquistare beni di prima necessità rispettando la regola della distanza sociale e munendosi delle introvabili mascherine a tutela del prossimo.

Per prevenire il rischio di far scoppiare la “bomba sanitaria”, e di conseguenza dare il via a tensioni sociali, la nuova giunta regionale si era, in questi giorni, messa a lavoro per risolvere il problema. In collaborazione con il sindaco del paese Andrea Tripodi, la Regione era riuscita a trovare una soluzione che permettesse di limitare la possibile diffusione del Coronavirus continuando a garantire la giusta assistenza ai migranti di San Ferdinando. “Gli occupanti della tendopoli potranno fare affidamento su una cucina da campo e dei pasti caldi”, aveva annunciato il vicepresidente della Giunta Nino Spirlì. Detto fatto. Questa mattina, un gruppo di volontari hanno dato il via al nuovo servizio di assistenza con le cucine della Protezione Civile allestite all’interno del campo.

Pensavano di far bene e invece sono stati attaccati. Minacciati. Sgridati. Proprio da un gruppo di migranti. Proprio da coloro a cui i volontari stavano offrendo un pasto caldo. Un aiuto per garantire anche a loro, come a tutti gli italiani, una protezione. Un’iniziativa per mettere anche loro nella condizione di poter evitare spostamenti rischiosi, terreno fertile per la propagazione del virus ed evitare che anche solo uno di loro contragga il virus. È evidente che questo farebbe della tendopoli un focolaio a tutti gli effetti in un batti baleno, viste le condizioni igieniche del campo e considerando che, in Italia, da settimane le protezioni sono carenti. Aiuti che i migranti hanno rifiutato. Persino in malomodo. Con urla di disapprovazione e contestazioni. “Prima ancora che la cucina mobile venisse montata all’interno del campo un gruppo di migranti facinorosi che erano stati avvertiti della novità hanno rifiutato il pasto dicendo che non volevano da mangiare ma dei soldi”, ci racconta al telefono Tripodi. Tanto che, il personale Regionale e i volontari che stavano entrando nella tendopoli per allestire, dopo un incontro con il referente della sicurezza del Commissariato di Gioia Tauro, verificate le condizioni di non sicurezza sono stati costretti a fare dietrofront. La situazione sarebbe potuta degenerare.

Dopotutto Andrea Tripodi, intervistato da noi de IlGiornale.it, lo aveva fatto presente anche qualche giorno fa parlando dei divieti relativi all’emergenza sanitaria ai quali i migranti si erano opposti, “non vogliono rispettare le regole, è problema culturale” aveva spiegato il primo cittadino. Che tutto poteva aspettarsi ma non che i migranti si prendessero gioco persino di chi cerca di aiutarli. Un atteggiamento che Tripodi giudica, oggi, “incomprensibile, sconcertante e tristissimo”. “Ci siamo rimasti male tutti - ammette il sindaco - non ci aspettavamo assolutamente questo tipo di reazione incattivita. Sono dispiaciuto”. È d'accordo il vicepresidente della Regione Calabria Nino Spirlì, che per primo si era reso disponibile per cercare una soluzione rapida e che mettesse tutti in sicurezza. “Sono sconcertato, addolorato e intristito. È inaccettabile che i migranti rifiutino il cibo con la violenza mentre migliaia di calabresi, che noi stiamo aiutando, non hanno nemmeno un euro per entrare nei supermercati. È vergognoso che la gente muoia di fame e loro rifiutino il cibo. Non è questo il modo di rispondere ad un’offerta umanitaria.”

Commenti 1

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vespa fabio 08 April 2020 alle 15:11

mandateli tutti al loro paese

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