Strani rumori dalle pareti: nell’intercapedine del palazzo viveva un uomo da anni. L’incredibile scoperta a Portland
NEWSStrani rumori dalle pareti: nell’intercapedine del palazzo viveva un uomo da anni. L’incredibile scoperta a Portland
Portland, Oregon. In una tranquilla zona residenziale della città, i condomini da mesi raccontavano di sentire strani scricchiolii e rumori sommessi provenire dalle pareti, ma nessuno aveva mai pensato che dietro quei suoni si celasse una presenza umana. Una scoperta al limite dell'incredibile ha rivelato che nell'intercapedine tra due edifici abitava da tempo un uomo, che si era ricavato uno spazio abitativo completo di letto, televisione, illuminazione e perfino prese di corrente collegate abusivamente all'impianto del condominio.
Il caso è esploso nella notte di mercoledì scorso, quando un residente ha notato un uomo sconosciuto parcheggiare nei pressi dell’edificio e dirigersi furtivamente verso il retro. L’uomo, dopo averlo seguito con lo sguardo, ha notato una luce fioca provenire da un piccolo sportello incassato nel muro esterno del palazzo. Insospettito, ha contattato la polizia.
Gli agenti, intervenuti pochi minuti dopo, hanno rilevato una serratura danneggiata e una prolunga elettrica che usciva da una grata d’aerazione e finiva dentro la struttura. Un particolare che ha fatto scattare immediatamente l'allerta: quell’area non doveva contenere impianti elettrici attivi, né essere accessibile a nessuno.
Dopo alcuni tentativi falliti di aprire il vano con le chiavi fornite dall’amministrazione del condominio, la polizia ha deciso di forzare l’ingresso. La sorpresa è stata enorme: all’interno, lo spazio era totalmente arredato, con materasso, coperte, scaffali improvvisati, diversi dispositivi elettronici funzionanti, una televisione accesa e persino un piccolo angolo cucina rudimentale.
Secondo quanto riferito dallo sceriffo della contea, l'uomo – un 40enne senza fissa dimora, ma noto alle autorità locali per reati minori – viveva in quella intercapedine da diversi mesi, forse anni. Aveva trasformato quello spazio nascosto in una vera e propria abitazione abusiva, alimentandosi con energia rubata dal condominio. Al momento dell’arresto, l’uomo non ha opposto resistenza.
La notizia ha immediatamente fatto il giro dei media locali e poi di quelli nazionali, suscitando un misto di incredulità, paura e compassione. Da un lato, i residenti sono rimasti sconvolti dal pensiero di aver convissuto inconsapevolmente con un estraneo che si muoveva nei muri delle loro case; dall'altro, in molti si chiedono come sia possibile che nessuno si sia accorto prima di una presenza tanto invasiva.
"Sentivamo rumori strani da mesi, ma pensavamo fosse il normale assestamento dell’edificio o forse animali", ha raccontato una residente al quotidiano locale. "Mai ci saremmo aspettati qualcosa del genere. Il pensiero che una persona fosse lì, ogni giorno, mentre noi vivevamo le nostre vite normalmente, fa venire i brividi".
Altri, invece, hanno sollevato interrogativi più ampi: è solo una questione di sicurezza o anche un segnale della crisi abitativa e della marginalizzazione urbana? Portland, come molte altre città americane, vive da anni una crescente emergenza legata alle persone senza fissa dimora. Tende, accampamenti improvvisati e rifugi di fortuna sono una realtà visibile nei sobborghi urbani. Ma questa storia porta alla luce una forma ancora più invisibile e disturbante di esclusione sociale: l’uomo che vive dentro le mura.
"Non voleva farsi notare, non dava fastidio a nessuno. Ma è entrato illegalmente, e ha messo a rischio la sicurezza di tutti", ha dichiarato l’amministratore del condominio. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di furto con scasso e appropriazione indebita di energia elettrica, e ora si trova in custodia cautelare.
La polizia ha avviato ulteriori controlli su tutto il complesso residenziale per verificare l’eventuale presenza di altri spazi utilizzati in modo illecito, mentre l’azienda fornitrice dell’energia ha denunciato l’allaccio abusivo e avviato una perizia per stimare i danni.
Quello che rimane è una vicenda che va oltre la cronaca nera. Una storia che tocca temi sociali, psicologici e civici, e ci costringe a interrogarci sul nostro modo di abitare le città, sulle solitudini nascoste e sulla sottile linea che separa l’invisibilità dalla paura.
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