Coronavirus: un aggiornamento sulle conseguenze sui mercati

Borsa e Finanza

E’ innegabile che il Coronavirus stia avendo gravi conseguenze anche sui mercati

E’ innegabile che il Coronavirus stia avendo gravi conseguenze anche sui mercati. Molti uffici sono chiusi e le trasferte dei dipendenti vietate; Piazza Affari perde oltre il 3%; lo spread Btp-Bund si trova a quota 180, mentre le banche soffrono anche più dei titoli. 

In questo scenario, le conseguenze si ripercuotono anche sulle crypto che nei giorni scorsi segnavano nuovi ribassi, nonostante sia questa la prima volta che un fattore esogeno ai mercati come una crisi socio-sanitaria impatti nel contesto economico.

Per fortuna, rispetto ai giorni scorsi, i mercati azionari oggi si stanno riprendendo: il Dow Jones è a + 5,10%, mentre i volumi delle criptovalute stanno tornando in rialzo con un +40% di scambi giornalieri dai livelli di ieri mattina e con Bitcoin che segna +2,5%.

Anche eToro ieri ha diffuso la notizia per cui le posizioni short stanno salendo del +10% in vista di accumulazione ma anche per ridurre la volatilità del proprio portafoglio totale.

Edoardo Fusco Femiano, Market Analyst di eToro in Italia, ha infatti dichiarato:

 “In risposta alla forte correzione di queste ultime sedute, stiamo osservando due fenomeni. Il primo vede gli investitori incrementare le posizioni short, soprattutto con finalità di copertura delle posizioni rialziste e di riduzione della volatilità complessiva del portafoglio. Le posizioni short hanno fatto registrare un incremento del 10% durante la scorsa settimana, gli indici più scambiati S&P 500, DAX 30 e Dow Jones. Il secondo fenomeno fa invece riferimento agli investitori più pazienti, per i quali osserviamo una lenta accumulazione di posizioni rialziste su blue chip americane, come Apple e Microsoft, ed anche su Bitcoin, nonostante le discese dei prezzi. In generale, nonostante la volatilità, si continua a cercare valore di lungo periodo, puntando a contenere la forte volatilità di questa fase. Da segnalare anche che l’indice di volatilità CBOE, anche conosciuto come l’indicatore della paura, ha toccato il livello più alto dal 2011″.

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