In arrivo patrimoniale e bando ai contanti: il piano folle del M5s

BORSA E FINANZA

Sussidi, statalismo e debito. Ecco riassunto il piano economico del Movimento 5 Stelle. Uno degli obiettivi centrali che emergono dagli Stati generali è riformare il fisco.

Se ne parla da mesi, se non da anni, e ora il M5s sembra sicuro di volerlo portare a casa. Si tratterebbe di una riforma fiscale all’insegna della progressività e dell’equità e anche per cogliere le opportunità offerte dal green deal. Il viceministro all’Economia, Laura Castelli, è intervenuta su questo punto: "Da questi Stati generali usciremo con provvedimenti concreti, non con un libro dei sogni. Trasformeremo in leggi le idee di rilancio del Paese... dobbiamo accelerare su alcuni dossier a cui già stavamo lavorando, come quello della riforma fiscale". Il piano dei giallorossi sarebbe una riforma radicale che porterà alla riduzione delle tasse. Come? "Grazie a un riordino e a una semplificazione normativa, perché 800 norme in materia fiscale sono uno sproposito, le ricondurremo all’interno di un Testo Unico", questa la proposta.


Ma il cielo all’orizzonte è tutt’altro che limpido. Lo spettro di una patrimoniale e il bando ai contanti aleggia tra le stanze di Villa Pamphili. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, capo della Castelli, ha negato per ora di voler introdurre una patrimoniale, ma ha confermato che si predispone a mettere in piedi uno Stato di polizia fiscale impegnato in una guerra senza quartiere al denaro contante e nel tracciamento elettronico di ogni nostra spesa. Un piano folle.


Di cambiare totalmente il regime fiscale italiano aveva parlato lo stesso ministro degli Esteri, Luigi Di Maio"C’è bisogno di una seria riforma fiscale", aveva affermato via Facebook. Tutto giusto però, detto da lui, questo punto preoccupa molto. Una revisione del contorto labirinto del nostro sistema tributario è sacrosanto, ma la ricetta del M5s fa letteralmente paura. In poche parole: assistenzialismo e sussidi per tutti. Il loro progetto non è rilanciare il Paese, magari attivando la creazione di infrastrutture, ma andare avanti a debito attraverso redditi universali di sopravvivenza. E forse il progetto è proprio questo: trasformare gli italiani in percettori di un sussidio pubblico europeo alimentato con i prestiti di Bruxelles, desertificando il tessuto produttivo e sostituendolo con piste ciclabili per monopattini. Che è tutto dire.

I pentastellati sono al governo ormai da due anni e in materia di tasse non sono mai stati credibili. Basti pensare che nel loro ultimo programma elettorale avevano promesso, come ricorda Libero: la riduzione delle aliquote Irpef con no tax area per i redditi fino a 10 mila euro. Una non meglio precisata manovra choc per le piccole e medie imprese con abbassamento del cuneo fiscale e riduzione dell’Irap. L’abolizione degli studi di settore e dello spesometro. Iva agevolata per prodotti neonatali, per l’infanzia e per la terza età, con innalzamento dell’importo detraibile per assunzione di colf e badanti, più rimborso per asili nido, pannolini e baby sitter.


Bene, non hanno realizzato nulla di tutto ciò. Ma non basta. Di Maio, quando era capo politico del M5s, aveva sempre espresso la volontà di abolire il bonus di 80 euro introdotto da Matteo Renzi, quando era alleato con Matteo Salvini sull’introduzione della flat tax. E ha difeso gli stessi 80 euro quando i rapporti con la Lega sono collassati. Praticamente un controsenso vivente. E a farne le spese, sempre e comunque, sono i soliti italiani tartassati.

 

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