Si puo’ fare causa allo stato per i danni della chiusura? un punto di vista interessante

BORSA E FINANZA

Centinaia di migliaia di imprenditori sono stati costretti a chiudere le proprie attività e molti non sanno neanche quando e se potranno riaprire

Centinaia di migliaia di imprenditori sono stati costretti a chiudere le proprie attività e molti non sanno neanche quando e se potranno riaprire. Pensiamo ai ristoratori, baristi, pubblici esercizi, cinema, teatri etc. Queste persone hanno subito un danno notevolissimo, non è detto che tutte queste aziende riapriranno anche quando sarà loro permesso, eppure non sono loro i responsabili del coronavirus. Si può chiedere un risarcimento per il danno subito?

Un interessante punto di vista viene posto da un avvocato , Fabio Schembri. Prima di tutto si parte dalla considerazione che il “Prestito” del decreto liquidità, così come studiato, non è assolutamente un risarcimento, ma è quello che è: un prestito da restituire. Allo stesso modo i 600 euro (che forse diventeranno 1400 per due mesi… ma è tutto da definire) dati a fondo perduto alle partite IVA non sono da considerare un rimborso per chi gestiva aziende del valore di centinaia di migliaia, se non milioni, di euro. Nello stesso tempo lo stato ha dovuto agire in una situazione di necessità: alla fine il Coronavirus non è neppure responsabilità dello stato italiano, anche se qualcuno avrebbe da ridire sul questo  fatto. Anche lo stato ha agito in uno stato di necessità.

Secondo l’avvocato Schembri in questo caso vengono in aiuto gli articoli 2054 e 834 del codice civile.

Il primo afferma:

Quando chi ha compiuto il fatto dannoso vi è stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave  alla persona, e il pericolo non è stato da lui volontariamente causato né era altrimenti evitabile, al danneggiato è dovuta un’indennità, la cui misura è rimessa all’equo apprezzamento del giudice.

Non c’è il rimborso del danno,, basato sul concetto di “Lucro cessante e danno emergente” che sarebbe molto più alto, ma un “Equo indennizzo”, una cifra decisa caso per caso, ma che,comunque, non sono i 600 euro.

Il secondo:

 Nessuno può essere privato in tutto o in parte dei beni di sua proprietà se non per causa di pubblico interesse, legalmente dichiarata, e contro il pagamento di una giusta indennità.

Anche in questo caso si parla di giusta indennità e con la chiusura forzata lo Stato ha effettivamente ed oggettivamente espropriato delle aziende. Quindi si trata di un punto di vista legale interessante, che aprirebbe le porte a centinaia di migliaia di cause da diverse decine , se non centinaia , di migliaia di euro l’una. Sarebbe interessante se qualche altro legale  ci esprimesse il punto di vista su questa questione legale.

 

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