Calabrone killer, dalla Cina all'Italia: la sua puntura può uccidere
CRONACANel mirino degli esperti entra in particolare la vespa velutina, al secolo 'calabrone killer': una sorta di 'specie aliena', spiegano, particolarmente pericolosa per l'uomo perché priva di nemici naturali
Nove italiani su 10 vengono punti almeno una volta nella vita
da un'ape, una vespa o un calabrone. E fino a 8 su 100 possono sviluppare una
reazione allergica di varia gravità al veleno di imenottero: da sintomi locali
importanti allo shock anafilattico, fino alla morte. Ogni anno nel nostro Paese
sono circa 10 i decessi accertati e, apicultori a parte, i più vulnerabili sono
gli anziani. In vista dell'estate, stagione in cui i pungiglioni colpiscono
duro, torna la campagna 'Punto nel vivo', patrocinata da FederAsma e Allergie
Onlus-Federazione italiana pazienti.
Nel mirino degli esperti entra in particolare la vespa
velutina, al secolo 'calabrone killer': una sorta di 'specie aliena', spiegano,
particolarmente pericolosa per l'uomo perché priva di nemici naturali. Con ogni
probabilità quest'anno sarà più presente nei cieli della Penisola.
'Punto nel vivo', giunta alla seconda edizione e realizzata
con il contributo incondizionato di ALK-Abellò, proseguirà fino a ottobre
inoltrato attraverso vari canali: una pagina dedicata su Facebook
(www.facebook.com/puntonelvivo, con più di 11 mila fan) offre consigli sull'uso
dell'immunoterapia specifica come prevenzione e dell'adrenalina autoiniettabile
come trattamento d'emergenza, e informazioni sugli oltre 80 centri di
allergologia che aderiscono all'iniziativa; volantini e poster saranno diffusi
in più di 200 pronto soccorso italiani; un corso gratuito di formazione a
distanza (Fad) insegnerà agli specialisti in medicina d'urgenza il percorso
diagnostico-terapeutico più adeguato a gestire eventuali allergie al veleno di
imenotteri, un'affollata famiglia che conta oltre 100 mila specie di insetti.
Coordinatrice della campagna Maria Beatrice Bilò, allergologa degli ospedali
Riuniti di Ancona.
Le persone che registrano il maggior numero di reazioni
allergiche al veleno di imenotteri sono gli apicultori: il rischio al quale
sono esposti è di tipo professionale e li porta a subire praticamente un terzo
(32%) delle reazioni sistemiche complessivamente causate dai pungiglioni.
Escludendo gli addetti ai lavori, una particolare attenzione va rivolta agli
anziani che diventano allergici agli imenotteri: «Il loro problema - precisano
gli esperti - consiste nel rischio di sviluppare reazioni più gravi nella
fragilità, dovuto nella maggioranza dei casi alla presenza di patologie
concomitanti, specie le malattie cardiovascolari. Meno esposti al pericolo di
reazioni gravi i bambini», tranquillizzano invece i promotori della campagna.
I riflettori dell'edizione 2016 sono puntati però sulla vespa
velutina. Originaria della Cina, ha cominciato ad allarmare l'Italia la scorsa
estate quando dalla Francia ha scavallato le Alpi arrivando a regioni del Nord
Ovest come Piemonte e Liguria. Ribattezzata appunto calabrone killer, può
essere confusa con il nostro calabrone comune, ma mostra sostanziali
differenze. È più piccolo, evidenziano gli specialisti, è lungo circa 3
centimetri contro i 4 cm del calabrone e ha colori diversi: antenne nere e
zampe bicolori giallonere. Poiché il 'piatto' preferito dalle sue larve sono le
api, la vespa velutina rappresenta una minaccia sia per la biodiversità
vegetale sia per le colture agricole basate sull'impollinazione delle api.
Oltre ai rischi ambientali, ci sono quelli per la salute: a detta degli esperti
«si tratta di una specie aggressiva che può infliggere punture pericolose,
potenzialmente letali per l'uomo».
La sua presenza, dunque, rende ancora più importante disporre
di armi mirate in caso di necessità. E su questo fronte FederAsma e Allergie
Onlus lanciano un appello: «Desideriamo che 'Punto nel vivo' segnali una volta
ancora ai cittadini e alle istituzioni la necessità di correggere un problema
che vede l'Italia muoversi a 2 velocità nell'accesso a importanti terapie
salvavita - afferma Massimo Alfieri, presidente dell'associazione - Ci
riferiamo all'immunoterapia specifica che a oggi non è rimborsata in tutte le
regioni italiane, pur rappresentando secondo gli esperti l'unica terapia in
grado di regolare la risposta immunitaria nei soggetti allergici, proteggendoli
da successive reazioni nel lungo termine».
In Lazio, Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna
non è previsto nessun tipo di rimborso, citano per esempio i promotori della
campagna, mentre in Piemonte e in Puglia ci sono facilitazioni: nel primo il
paziente paga il 50% del prezzo praticato al sistema sanitario regionale, nella
seconda il rimborso viene stabilito in base al reddito Isee. «Questa disparità
di trattamento, a fronte di linee guida scientifiche chiare, non dovrebbe essere
possibile. Per questo motivo - conclude Alfieri - ci batteremo affinché i
diritti dei pazienti all'accesso dell'immunoterapia, siano gli stessi in tutta
Italia».