Harajicadectes zhumini: il “pesce che respirava due volte” e la finestra sull’evoluzione

STORIA

Harajicadectes zhumini: il “pesce che respirava due volte” e la finestra sull’evoluzione


Dal cuore arido del deserto australiano, tra rocce antiche e fiumi fossili, riemerge un animale che 380 milioni di anni fa imparò a vivere sospeso tra acqua e aria. La sua scoperta getta nuova luce sul grande balzo evolutivo che avrebbe portato i vertebrati a colonizzare la terraferma.

Un tesoro dal fiume eterno

Il fiume Finke, o Larapinta come lo chiamano le popolazioni aborigene, scorre pigro nell’Australia centrale. È considerato uno dei fiumi più antichi del pianeta: la sua origine risale a centinaia di milioni di anni fa, molto prima che i continenti assumessero la forma attuale.

È in questo scenario che un gruppo di paleontologi ha riportato alla luce un fossile sorprendente. Non un gigantesco dinosauro, ma qualcosa di molto più antico: un pesce del Devoniano, epoca remota in cui la vita sulla Terra stava sperimentando nuove strade.

Harajicadectes zhumini: il mordicchiatore di Harajica

Il nuovo fossile proviene dalle rocce della Harajica Sandstone, un affioramento sedimentario che custodisce i resti di ecosistemi scomparsi.

La specie è stata battezzata Harajicadectes zhumini:

  • Harajicadectes significa “il mordicchiatore di Harajica”, in riferimento ai suoi denti robusti e alla bocca particolare.
  • zhumini onora un ricercatore che ha contribuito agli studi sul Devoniano.

Con i suoi denti aguzzi e la mascella potente, questo pesce era probabilmente un predatore capace di frantumare gusci e crostacei. Ma la sua vera particolarità non stava nei denti, bensì nel cranio.

Due finestre verso l’aria

Sul capo di Harajicadectes sono stati individuati due fori simmetrici. Non erano semplici anomalie ossee: servivano come condotti per inspirare ossigeno fuori dall’acqua.

Il fossile dimostra che questa specie era dotata di un doppio sistema respiratorio: branchie per l’ambiente acquatico, e aperture craniche per la respirazione aerea. In pratica, un pesce in grado di vivere in acqua ma anche di sopravvivere, almeno temporaneamente, all’asciutto.

Il Devoniano: l’età dei pesci

L’epoca in cui visse Harajicadectes, circa 380 milioni di anni fa, è conosciuta come il “Devoniano”, o l’età dei pesci. I mari pullulavano di forme bizzarre, dai placodermi corazzati ai primi squali.

In quel periodo la Terra era in piena trasformazione:

  • i continenti si univano in un supercontinente,
  • il clima variava tra periodi umidi e fasi di siccità,
  • molte aree costiere diventavano stagni effimeri o fiumi a flusso intermittente.

In questi ambienti mutevoli, sviluppare la capacità di respirare aria rappresentava un vantaggio cruciale.

L’evoluzione convergente: soluzioni simili, origini diverse

 

Harajicadectes non era l’unico pesce del Devoniano a possedere adattamenti per respirare aria. Altri gruppi, pur non essendo parenti stretti, svilupparono soluzioni simili:

  • i dipnoi (pesci polmonati), che ancora oggi vivono in Africa e Australia,
  • gli antesignani dei tetrapodi, i progenitori degli animali terrestri,
  • altre linee ormai estinte, ciascuna con aperture, sacchi o polmoni rudimentali.

È un chiaro esempio di evoluzione convergente: organismi diversi che trovano la stessa risposta a un problema comune.

Il significato della scoperta

Per i paleontologi, il fossile di Harajicadectes è una prova tangibile che l’evoluzione non segue una linea retta ma un cespuglio di tentativi. Molti rami si spensero, altri proseguirono.

Il fatto che animali distinti abbiano sviluppato la respirazione aerea indica che la spinta a uscire dall’acqua fu fortissima e ripetuta. Non un caso isolato, ma un processo universale legato ai cambiamenti ambientali.

«Ogni volta che l’acqua scarseggiava o diventava stagnante – spiega la paleontologa australiana Helen Turner – alcuni pesci trovavano un modo per respirare aria. Harajicadectes è uno di questi esperimenti evolutivi».

Una finestra sulla transizione terra-acqua

La colonizzazione delle terre emerse da parte dei vertebrati è uno degli eventi più straordinari della storia della vita. Senza quel passo, non avremmo anfibi, rettili, uccelli o mammiferi.

Scoperte come quella di Harajicadectes ci aiutano a capire che il processo non fu improvviso né lineare. Fu un lungo percorso fatto di tentativi paralleli, in cui molte specie rimasero intrappolate tra due mondi, senza mai completare la transizione.

Il fiume che conserva il tempo

Che il fossile sia stato trovato nel bacino del fiume Finke non è un caso poetico: questo corso d’acqua è ritenuto uno dei più antichi del pianeta. Scorre oggi in un ambiente desertico, ma milioni di anni fa alimentava ecosistemi ricchi e complessi.

Il Finke è dunque un archivio geologico naturale, un fiume che porta con sé non solo acqua ma memorie di ere geologiche.

Conclusione: un morso dal passato

Il “mordicchiatore di Harajica” non rivoluzionerà da solo la storia della scienza, ma aggiunge un tassello prezioso al grande mosaico evolutivo.

Mostra che la respirazione aerea, quel salto vitale che avrebbe permesso ai vertebrati di conquistare la terraferma, non fu un evento unico ma un corso ripetuto della natura, un’idea evolutiva che il pianeta ha sperimentato più volte.

Harajicadectes ci ricorda che l’evoluzione non è una linea retta, ma un sentiero tortuoso, con tappe fondamentali ma percorse in mille direzioni diverse. E che, se oggi respiriamo aria, lo dobbiamo anche a un antico pesce australiano che un giorno decise di provare a respirare due volte.

 

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