Il mistero dell’enorme struttura nascosta sotto l’Oceano Pacifico: forse risale all’era dei dinosauri
UFO E MISTERIIl mistero dell’enorme struttura nascosta sotto l’Oceano Pacifico: forse risale all’era dei dinosauri
Un team di geologi rivela l’esistenza di una massa sepolta a centinaia di chilometri di profondità, sotto la dorsale del Pacifico orientale. Potrebbe trattarsi di un antico fondale oceanico sprofondato milioni di anni fa, quando la Terra era dominata dai dinosauri.
La scoperta che scuote la geologia
L’oceano più vasto del pianeta, il Pacifico, continua a nascondere segreti inimmaginabili. Non solo negli abissi, ma anche molto più sotto, nelle viscere della Terra.
Un gruppo di geologi ha identificato un’enorme struttura sepolta a una profondità compresa tra 410 e 660 chilometri, proprio sotto la dorsale del Pacifico orientale. La scoperta è stata resa possibile grazie a sofisticate tecniche di tomografia sismica, che utilizzano le onde dei terremoti come una sorta di “ecografia” della Terra.
Un antico fondale oceanico?
Secondo i ricercatori, la massa individuata non è casuale. Potrebbe trattarsi di un antico fondale marino, sprofondato milioni di anni fa a seguito dei processi di subduzione: quando una placca oceanica scivola sotto un’altra, penetrando nelle profondità del mantello terrestre.
La particolarità, però, è la datazione ipotizzata. Alcuni indizi suggeriscono che il materiale possa risalire addirittura a oltre 100 milioni di anni fa, all’epoca dei dinosauri, quando i continenti erano disposti in modo diverso e l’oceano Pacifico aveva un’estensione e una morfologia lontane da quelle attuali.
Dove si trova esattamente
La struttura è stata localizzata sotto la dorsale del Pacifico orientale, una delle aree geologicamente più attive al mondo. Lì, il fondale oceanico si rinnova continuamente: la crosta terrestre si apre e nuova roccia fusa risale dal mantello, dando vita a catene montuose sottomarine lunghe migliaia di chilometri.
È proprio in questo contesto di dinamismo estremo che si annida la massa misteriosa, una sorta di “relitto geologico” incastrato nelle viscere della Terra.
Come si è arrivati alla scoperta
Gli studiosi hanno utilizzato reti globali di sismografi per analizzare il comportamento delle onde prodotte da terremoti di grande intensità. Quando queste onde attraversano materiali di densità diversa, rallentano o accelerano, piegandosi come raggi di luce in un prisma.
Mettendo insieme i dati di centinaia di eventi sismici, i geologi hanno ricostruito una sorta di mappa tridimensionale del sottosuolo terrestre. È così emersa la presenza di una struttura enorme, più densa rispetto al materiale circostante, incastrata nella zona di transizione del mantello.
La zona di transizione del mantello: una frontiera ancora sconosciuta
Questa zona, situata tra i 410 e i 660 chilometri di profondità, è considerata una regione cruciale della Terra. Qui i minerali subiscono trasformazioni di fase: l’olivina, ad esempio, cambia struttura cristallina sotto le immense pressioni.
È una sorta di “porta intermedia” tra il mantello superiore e quello inferiore, e potrebbe funzionare come un serbatoio naturale in cui si accumulano porzioni di crosta oceanica sprofondati da milioni di anni. La nuova scoperta sembra confermare proprio questa ipotesi.
Un viaggio indietro nel tempo
Se la teoria fosse confermata, ci troveremmo di fronte a un frammento di storia antichissima del pianeta. Un pezzo di crosta marina che, ai tempi dei dinosauri, costituiva il fondale di un oceano, e che oggi giace sepolto nelle profondità della Terra.
Un vero e proprio “fossile geologico”, invisibile agli occhi ma leggibile attraverso gli strumenti della sismologia moderna.
Le implicazioni scientifiche
La scoperta non è solo affascinante dal punto di vista storico, ma apre nuove prospettive per comprendere la dinamica interna della Terra.
- Permette di studiare quanto a lungo i materiali subdotti possano sopravvivere nelle profondità senza fondersi del tutto.
- Fornisce indizi preziosi sul riciclo delle placche tettoniche, un processo fondamentale per la geologia terrestre.
- Può aiutare a capire il legame tra la struttura interna del pianeta e i fenomeni superficiali, come la formazione di vulcani e la distribuzione dei terremoti.
Le domande ancora aperte
Nonostante i progressi, restano numerosi interrogativi. Quanto è grande davvero la struttura? Si tratta di un unico blocco o di più frammenti accumulati? Che tipo di minerali conserva al suo interno? E soprattutto: potrà mai “riemergere”, magari sotto forma di magma in un’eruzione vulcanica futura?
Alcuni scienziati ipotizzano che queste masse possano avere un ruolo anche nel ciclo del carbonio terrestre, trattenendo elementi chimici per milioni di anni e poi rilasciandoli in superficie.
Un pianeta ancora misterioso
La scoperta sotto l’Oceano Pacifico dimostra quanto poco conosciamo l’interno del nostro pianeta. Nonostante satelliti, perforazioni e modelli matematici, il mantello resta in gran parte un mondo sconosciuto, osservabile solo indirettamente.
Ogni nuova “ombra” individuata dai sismografi diventa quindi una finestra preziosa sulla geologia profonda, capace di riscrivere i libri di testo.
Conclusione
Un’enorme struttura nascosta a centinaia di chilometri di profondità, sotto la dorsale del Pacifico orientale, potrebbe essere il frammento di un antico fondale marino sprofondato durante l’era dei dinosauri.
Una scoperta che non solo arricchisce la nostra conoscenza del pianeta, ma ci ricorda che la Terra, anche dopo miliardi di anni, continua a custodire misteri degni delle più grandi avventure scientifiche.