Ecco perché umani cercano la privacy quando devono accoppiarsi

SESSUALITà

Un interessante studio è stato condotto dall’antropologo Yitzchak Ben Mocha dell’Università di Zurigo in relazione alla modalità dell’accoppiamento umano

Un interessante studio è stato condotto dall’antropologo Yitzchak Ben Mocha dell’Università di Zurigo in relazione alla modalità dell’accoppiamento umano. In effetti, come fa notare questo studio, gli esseri umani sono tra le poche specie che per accoppiarsi ricercano momenti di privacy e di solito si preoccupano di non farlo davanti agli altri.
E non si tratta di qualcosa che riguarda solo la cultura odierna: anche i nostri antenati preistorici preferivano mettersi in disparte. Inoltre questo atteggiamento è trasversale ed è presente in tante migliaia di culture e popolazioni diverse.
Esistono poche altre specie che ricercano l’intimità quando arriva il momento dell’accoppiamento. Tra di essi c’è una specie di uccello, un passero del Medio Oriente denominato  Argya squamiceps .

Lo studioso ha analizzato le pratiche sessuali di varie culture umane consultando migliaia di resoconti etnografici scoprendo che praticamente ogni cultura, tranne pochissimi casi inerenti a rituali specifici, prediligeva o predilige l’accoppiamento in privato.
Ha poi svolto più o meno la stessa ricerca per quanto riguarda gli animali e non ha scoperto una specie che si preoccupasse cosi come fanno gli umani di non essere visibili nel momento dell’accoppiamento.
Inoltre ha analizzato studi precedenti sull’argomento e non è riuscito a trovare una teoria evolutiva che spiegasse l’atteggiamento.

Nello studio egli propone dunque una sua teoria: gli esseri umani tendono a cercare la privacy durante il sesso perché il maschio vuole far sì che altri maschi non possano notare la partner in stato di eccitazione sessuale e dunque essere invogliati ad accoppiarsi anche loro.
Dunque la privacy, intesa come isolamento, durante questi momenti, ha permesso per millenni al maschio di mantenere controllo sessuale sulla partner e dunque di essere più sicuro che i geni trasmessi fossero i suoi.

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