Apollo 20: la missione fantasma, la “Monna Lisa” aliena e la nave sigariforme sulla Luna
UFO E MISTERIapollo 20, vita extraterrestre
Apollo 20: la missione fantasma, la “Monna Lisa” aliena e la nave sigariforme sulla Luna
Un’inchiesta tra mito e leggenda. La storia di una missione segreta USA-URSS, immagini misteriose e una creatura umanoide che continua a dividere il mondo tra scetticismo e fascinazione.
Apertura narrativa: un mistero nel silenzio lunare
Il lato nascosto della Luna è un luogo che, per definizione, sfugge alla vista dell’umanità. Un regno di silenzio, polvere e crateri che nessuna missione umana ufficiale ha mai esplorato di persona.
Ma nel 2007, la rete viene scossa da un racconto che promette di riscrivere la storia dell’esplorazione spaziale: l’esistenza di una missione Apollo 20, mai dichiarata, partita nel 1976 con l’obiettivo di esplorare un’enorme struttura anomala avvistata nei pressi del cratere Izsak-D.
Contesto storico: la fine ufficiale del programma Apollo
Il programma Apollo si chiuse formalmente nel dicembre 1972 con Apollo 17. Le missioni Apollo 18, 19 e 20 furono ufficialmente cancellate per tagli di budget e rischi tecnici, in un’America segnata dalla crisi economica e dal calo di interesse pubblico verso lo spazio.
Negli archivi NASA, i numeri di quelle missioni restano vuoti. Per i più, una decisione prosaica; per altri, un’occasione perfetta per nascondere operazioni coperte dal massimo segreto militare.
L’uomo dietro la rivelazione: William Rutledge
Il primo a parlare fu un certo William Rutledge, che si presentò come ex pilota collaudatore e astronauta della NASA, coinvolto in una missione congiunta USA-URSS.
La sua versione dei fatti: Apollo 20 sarebbe stata lanciata dalla base di Vandenberg, in California, a bordo di un razzo Saturn V, con un equipaggio composto da lui stesso, dall’astronauta americana Leona Snyder e dal cosmonauta sovietico Alexei Leonov.
Il loro obiettivo: raggiungere il lato nascosto della Luna, esplorare un’anomalia fotografata dalle missioni Apollo 15 e Lunar Orbiter 3, e recuperare tecnologia aliena.
La navicella sigariforme: un gigante silenzioso
Rutledge descrisse l’oggetto come una struttura lunga circa 3,2 km e alta 500 metri, di colore scuro, semisepolta nella polvere lunare.
Secondo la sua narrazione, la forma allungata e affusolata ricordava un sigaro gigantesco, con dettagli che lasciavano intravedere cupole, aperture e sporgenze.
Nei video diffusi online si vede un paesaggio lunare granuloso, con la telecamera che indugia su linee parallele e curve innaturali.
Gli scettici hanno sempre sostenuto che si tratti di formazioni rocciose o di manipolazioni digitali, ma i sostenitori notano “simmetrie e proporzioni” che – a loro avviso – sfuggono ai processi geologici casuali.
La scoperta della “Monna Lisa” aliena
Il momento più controverso dei filmati è quello in cui, all’interno della presunta nave, viene mostrato il corpo di una creatura umanoide femminile.
La figura, ribattezzata “Monna Lisa” per l’espressione del volto, appare distesa, con gli occhi chiusi, la pelle di un colore bronzeo e i capelli lunghi e scuri.
Sul volto, vicino agli zigomi, sarebbero visibili incisioni o segni geometrici. Un dispositivo metallico è fissato al naso, mentre sottili ornamenti circondano la testa.
Rutledge affermò che il corpo era “in stato di ibernazione” o parzialmente avvolto in un materiale simile alla cera, e che la creatura aveva ancora organi interni in buono stato.
Analisi visiva e reazioni
Le immagini della “Monna Lisa” sono di qualità bassa, girate in condizioni di luce incerta. Molti esperti di editing video hanno sottolineato incongruenze nei movimenti della telecamera e nelle ombre, segnalando possibili segni di messa in scena.
Altri, invece, hanno tentato di migliorare i frame e affermano di aver individuato dettagli compatibili con una ripresa analogica degli anni ’70.
Il clamore mediatico
Dopo la pubblicazione su YouTube, la storia di Apollo 20 rimbalzò su forum di ufologia, blog e persino programmi televisivi dedicati al mistero.
Documentari non ufficiali mostrarono frame rallentati della nave sigariforme e primi piani del volto della “Monna Lisa”. Alcuni giornali trattarono la vicenda come una curiosità virale, altri la inserirono nella lista delle bufale più elaborate della rete.
Le smentite e la posizione ufficiale
La NASA non ha mai confermato né commentato ufficialmente la storia. Alcuni ex membri dell’agenzia hanno liquidato il caso come “puro intrattenimento”.
Gli scettici ricordano che la logistica di una missione segreta Apollo 20 sarebbe stata complessa e costosa, e impossibile da nascondere a lungo in un contesto internazionale.
Gli argomenti dei sostenitori
La comunità ufologica vede in Apollo 20 un potenziale “whistleblowing” ante litteram.
Rutledge fornì coordinate geografiche precise del sito sul lato nascosto della Luna, e queste corrisponderebbero a zone effettivamente fotografate dalle sonde.
Inoltre, la presenza del cosmonauta Leonov – figura reale e rispettata – viene usata per dare credibilità alla narrativa, anche se non esiste alcuna prova del suo coinvolgimento.
Confronti con altri casi celebri
Il parallelo più immediato è con Roswell (1947), dove un presunto disco volante sarebbe precipitato nel New Mexico.
Altri citano l’anomalia di Phobos, la luna di Marte, e le teorie su strutture artificiali rilevate nelle immagini delle sonde Viking negli anni ’70.
In tutti i casi, frammenti visivi e testimonianze si scontrano con la mancanza di prove fisiche incontestabili.
Come sarebbe stata possibile una missione segreta USA-URSS
I sostenitori ipotizzano un’operazione congiunta, giustificata dalla possibilità di recuperare tecnologia aliena prima di altre potenze.
Negli anni ’70, nonostante la Guerra Fredda, USA e URSS collaborarono nella missione Apollo-Soyuz (1975), dimostrando che alleanze temporanee erano possibili.
Secondo Rutledge, Apollo 20 sarebbe stata una prosecuzione “non ufficiale” di quella cooperazione, con obiettivi esclusivamente militari e scientifici.
Il fascino di un mito moderno
Al di là della veridicità, Apollo 20 incarna un archetipo narrativo potente: l’idea che esistano verità nascoste, custodite nei silenzi istituzionali.
Il volto enigmatico della “Monna Lisa” aliena e l’immagine della nave sigariforme sepolta nella polvere lunare continuano a popolare meme, illustrazioni e rielaborazioni artistiche.
Conclusione aperta
Senza prove tangibili, Apollo 20 resta una leggenda moderna, alimentata da internet e dal desiderio umano di credere nell’ignoto.
Ma come tutte le storie che mescolano verosimiglianza e mistero, il suo impatto va oltre la questione “vero o falso”: diventa un fenomeno culturale, una lente attraverso cui osserviamo la nostra sete di scoperta… e la nostra predisposizione a riempire i vuoti della conoscenza con immagini, racconti e suggestioni.