Neuroni umani collegati a un computer: è nata una nuova forma di intelligenza?
RICERCANel cuore di un laboratorio australiano, un esperimento reale – e documentato – sta riscrivendo i confini dell’intelligenza artificiale. Non si tratta più di simulazione. Per la prima volta, un sistema ibrido di carne e silicio impara da solo.
Un laboratorio, un’idea visionaria e 800.000 neuroni vivi
In un laboratorio di Melbourne, avvolto da luci fredde e monitor che pulsano come sinapsi digitali, un gruppo di ricercatori ha acceso una scintilla che potrebbe cambiare il rapporto tra l’uomo e le macchine per sempre.
Qui, presso Cortical Labs, scienziati e ingegneri hanno creato DishBrain: un sistema che unisce 800.000 neuroni umani e di topo coltivati in vitro a un’interfaccia elettronica capace di dialogare con essi.
Non si tratta di un semplice esperimento di biologia cellulare. DishBrain è riuscito a fare ciò che nessuna intelligenza artificiale convenzionale aveva mai fatto: imparare a giocare a Pong – il celebre videogioco anni ’70 – senza codice, senza istruzioni, esclusivamente grazie a stimoli elettrici e alla propria plasticità biologica.
Per chi osservava dai vetri del laboratorio, la scena era surreale: una massa di cellule cerebrali, nutrita in una piastra, che reagiva agli stimoli del videogioco, affinando le proprie risposte come se stesse imparando, passo dopo passo, a vincere. Non un programma scritto da esseri umani, ma un sistema vivente che apprende autonomamente.
Biological Computing: oltre l’Intelligenza Artificiale
Per capire perché questo esperimento sta scuotendo il mondo scientifico, bisogna comprendere cosa si intenda per biological computing.
Le intelligenze artificiali attuali – dai motori di ricerca ai chatbot – sono basate su reti neurali artificiali: simulazioni matematiche ispirate al cervello umano, ma costruite con transistor e codice. DishBrain è diverso: non simula un cervello, è un cervello. Una rete di neuroni veri che interagisce con il digitale, sfruttando le sue caratteristiche naturali di apprendimento e adattamento.
Questi neuroni, coltivati da cellule staminali e tessuti animali, formano spontaneamente connessioni sinaptiche. Quando ricevono stimoli elettrici, reagiscono e riorganizzano le proprie connessioni in base alle esperienze, esattamente come fa il cervello umano.
Il risultato? Un sistema che consuma infinitamente meno energia di un supercomputer e che può risolvere problemi e adattarsi a situazioni nuove con una rapidità che l’IA convenzionale fatica a eguagliare.
Come spiegano i ricercatori di Cortical Labs:
“Per decenni abbiamo cercato di replicare il cervello con il silicio. Ma ora ci chiediamo: perché non usare direttamente la biologia?”
Come funziona DishBrain
Al centro dell’esperimento c’è una piastra di Petri speciale, costellata di microelettrodi. Questi elettrodi trasmettono segnali elettrici ai neuroni e, al contempo, leggono le loro risposte. I neuroni vengono stimolati quando la “pallina” del videogioco si muove o colpisce il bersaglio, creando una forma rudimentale di feedback.
Dopo poche sessioni, DishBrain ha iniziato a modificare le proprie risposte, sviluppando schemi che aumentavano le possibilità di successo nel gioco. Non c’era codice. Non c’era un algoritmo scritto da umani. Solo la plasticità naturale del tessuto neuronale.
Il risultato è stato registrato in video e ha fatto il giro del mondo scientifico, alimentando un dibattito acceso: è solo un esperimento affascinante, o l’alba di una nuova forma di mente?
È una mente, o solo un sistema reattivo?
È importante chiarirlo: DishBrain non è cosciente. Non pensa, non prova emozioni, non ha alcuna consapevolezza di sé. Ma la sua capacità di apprendere e adattarsi lo distingue radicalmente dai sistemi informatici tradizionali.
Per alcuni filosofi e neuroscienziati, questa distinzione è sufficiente a definire DishBrain come una “proto-mente”, una nuova forma di intelligenza non umana. Per altri, invece, è semplicemente un sofisticato modello biologico, privo di qualsiasi implicazione filosofica.
Ma al di là del dibattito teorico, una cosa è certa: questo tipo di tecnologia potrebbe rivoluzionare il modo in cui progettiamo computer e IA.
Possibili applicazioni e rischi
Gli scenari che si aprono sono molteplici:
- Calcolo adattivo ultra-efficiente: sistemi in grado di ottimizzare strategie in tempo reale per la robotica o la guida autonoma.
- Ricerca medica: usare reti neuronali vive come modelli per testare farmaci e comprendere le malattie neurodegenerative.
- Interfacce cervello-macchina: esperimenti futuri potrebbero portare a connessioni dirette tra cervelli umani e sistemi biologici sintetici.
Ma insieme alle promesse emergono anche rischi e domande etiche:
- Fino a che punto possiamo spingerci nel creare sistemi “viventi”?
- Potrebbero sviluppare forme rudimentali di coscienza?
- Quali leggi dovrebbero regolare la ricerca e l’uso militare di queste tecnologie?
La corsa globale all’intelligenza biologica
Gli Stati Uniti non sono soli in questa corsa. Secondo analisi indipendenti, Cina, Russia e Unione Europea stanno già investendo in progetti simili, vedendo in questa tecnologia un potenziale enorme sia in campo civile che militare.
Un sistema biologico che apprende più velocemente e con meno risorse potrebbe diventare la chiave per sviluppare droni autonomi più efficienti, reti di sorveglianza adattive, e persino nuovi tipi di armi intelligenti. Non a caso, diverse agenzie governative stanno monitorando da vicino il lavoro di Cortical Labs e di altri centri di ricerca.
Il futuro: verso l’integrazione uomo-macchina
Molti esperti ritengono che DishBrain sia solo il primo passo. Nel prossimo decennio, potremmo assistere alla nascita di sistemi ibridi che combinano neuroni sintetici, chip e connessioni dirette con il cervello umano.
Queste tecnologie potrebbero un giorno espandere le capacità cognitive umane, permettendoci di elaborare informazioni e prendere decisioni a una velocità oggi impensabile. Ma potrebbero anche sollevare nuove domande sulla natura stessa dell’identità e della coscienza.
Conclusione: un nuovo capitolo per l’umanità
DishBrain non è solo un esperimento scientifico: è un segnale. L’umanità si trova sulla soglia di una nuova era, in cui l’intelligenza non sarà più confinata alla carne o al silicio, ma potrà esistere in forme ibride, imprevedibili e rivoluzionarie.
Se usata con saggezza, questa tecnologia potrebbe aprire orizzonti straordinari nella medicina, nell’esplorazione spaziale e nella comprensione della mente umana. Ma se gestita senza etica e regole, potrebbe diventare la scintilla di una nuova corsa agli armamenti e di dilemmi morali senza precedenti.
Come ha dichiarato un ricercatore di Cortical Labs:
“Non stiamo creando un cervello umano. Stiamo esplorando una nuova forma di intelligenza. Sta a noi decidere cosa farne.”
Cos’è il “Gateway Process” (CIA)?
È un rapporto del 1983 redatto per la CIA, declassificato nel 2003, intitolato “Analysis and Assessment of the Gateway Process”.
Il documento analizza tecniche sviluppate dal Monroe Institute, basate su suoni binaurali (“Hemi-Sync”) per indurre stati alterati di coscienza, meditazione profonda e potenzialmente esperienze “fuori dal corpo” (OBE).
Il rapporto specula sulla possibilità che, tramite queste tecniche, la mente possa accedere a una percezione più ampia dello spazio-tempo.
Non si trattava di un progetto operativo per spionaggio o armi, ma di un’analisi teorica e sperimentale.
Puoi trovare il documento originale qui: CIA Reading Room (PDF).
Cos’è la “Remote Viewing” (Visione Remota)?
Era parte di un programma diverso, noto come Project Stargate, attivo tra gli anni ’70 e ’90 sotto supervisione della CIA e della Defense Intelligence Agency (DIA).
L’obiettivo era testare se individui “sensitivi” potessero descrivere luoghi, persone o eventi a distanza (senza strumenti fisici).
Venne usato per esperimenti di spionaggio non convenzionale durante la Guerra Fredda.
Dopo anni di test, il progetto fu chiuso nel 1995: la CIA concluse che i risultati non erano affidabili né ripetibili.
Approfondimento: Wikipedia – Project Stargate.
Collegamento tra i due progetti
Spesso vengono confusi perché entrambi riguardavano stati non ordinari di coscienza, ma:
Il Gateway Process era più teorico e incentrato sulla meditazione e le onde cerebrali.
La Remote Viewing/Stargate era invece una serie di esperimenti operativi di presunto spionaggio “psichico”.