Una rete di hacker cinesi avrebbe violato i server del Vaticano

ATTUALITA

A dirlo è la società di cybersicurezza Recorded Future. Gli attacchi sarebbero durati tre mesi e miravano a carpire dati sulle nomine dei vescovi in Cina

Una società di cybersecurity statunitense, la  Recorded Future , ha dichiarato di aver scoperto che un  gruppo di hacker  legati al  governo cinese , negli ultimi tre mesi,  è riuscito a infiltrarsi nei server del  Vaticano  per rubare  segreti diplomatici  riguardo i negoziati  in corso tra Pechino e Santa Sede  sul rinnovo dell’accordo per la nomina dei vescovi. Tra gli altri obiettivi degli  informatici cinesi  ci sarebbero state anche le comunicazioni riservate tra la  diocesi di Hong Kong , la  Holy See Study Mission , una delle missioni evangeliche più importanti al mondo con sede nella città stato che funge da collegamento per tutte le 33 diocesi presenti in Cina, e il  Pontificio istituto missioni estere  (Pime).

Nel report della Recorded si legge che i metodi impiegati per eludere i sistemi di sicurezza erano molto sofisticati: tutto è partito da un  malware  inserito all’ interno di una email  di condoglianze per la morte di un vescovo cinese firmata dal cardinale Pietro Parolin, il responsabile della diplomazia vaticana, e inviata al monsignore Javier Corona Herrera, a capo della Holy See Study. È ancora da accertare se la lettera sia un falso, contraffatto in maniera minuziosa, o se sia effettivamente autentica. Nell’ultimo caso sarà necessario capire in che modo gli hacker ne sono venuti in possesso.

Cosa è accaduto

L’attacco,  come riporta il  New York Times , è avvenuto ai primi di maggio ed è andato avanti per i  tre mesi successivi . Un periodo cruciale per i rapporti tra la Santa Sede e Pechino perché erano in discussione i termini dell’accordo siglato tra i due parti nel 2018 e che dovrebbe portare, a settembre, al  rinnovo delle nomine vescovili . L’attacco hacker puntava a scoprire la posizione che il Vaticano aveva intenzione di adottare nella fase dei negoziati. In ballo c’era anche il riconoscimento di alcuni vescovi nominati direttamente dal governo cinese che il Papa avrebbe dovuto accettare.

Questa rivelazione non farà altro che inasprire i rapporti già tesi. Secondo quanto riferisce il  Times , Papa Francesco, durante un angelus del 5 luglio, avrebbe dovuto rivolgere un  messaggio ai cittadini dei Hong Kong  dicendo che  “la situazione richiede coraggio, umiltà, non violenza e rispetto per la dignità e i diritti di tutti. Spero che la vita sociale e soprattutto religiosa possa essere espressa veramente libera, come in effetti prevedono numerosi documenti internazionali” . Parole che alla fine non sono state pronunciate, ma che comunque sono ben note negli ambienti vaticani e diplomatici.

La Recorded Future ha individuato anche il gruppo di hacker che avrebbe condotto l’attacco: si tratterebbe dei  RedDelta  che, già in altre occasioni, avrebbe portato avanti attività simili per conto del governo di Pechino, ma mai con un tale livello di precisione e dettaglio. L’intrusione nei server della Santa Sede avrebbe permesso alla Cina anche di monitorare le  relazioni delle diocesi  all’interno della Holy See Study Missione e in che rapporti fossero con i  movimenti di protesta pro-democrazia , soprattutto dopo l’ entrata in vigore della legge di sicurezza . Il Vaticano non ha ancora commentato l’accaduto, ma il ministro degli esteri cinese si è difeso dicendo che il paese è  “un fermo difensore della cybersicurezza”  e che accuse del genere necessitano  “ampie prove e non semplici congetture” .

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