Un virus meno aggressivo preparato in laboratorio per il contagio intenzionale

CRONACA

Lo human challenge è un test in cui i volontari vengono prima vaccinati, poi esposti in laboratorio al coronavirus. L'obiettivo: verificare in tempi rapidi se la protezione è efficace.

Fino a ieri era solo un'idea. Oggi un laboratorio è al lavoro per realizzare il progetto ai limiti del lecito dello "human challenge". Si tratta di prendere dei volontari e infettarli intenzionalmente con il coronavirus, somministrandolo direttamente nel naso. L'esperimento permette di controllare subito se un candidato vaccino offre una protezione efficace. I contorni legali non sono affatto chiari, ma oggi la Reuters è venuta a sapere che un laboratorio del governo americano - in particolare del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) guidato dallo scienziato  Anthony Fauci  - è al lavoro per rendere un ceppo di coronavirus meno virulento, con l'obiettivo di ridurre i rischi per i volontari.

Lo Human Challenge potrebbe ridurre di diversi mesi la sperimentazione di un vaccino. Normalmente, infatti, dopo l'iniezione i volontari conducono una vita normale, esponendosi a un rischio di contagio equivalente al resto della popolazione. In Paesi dove la circolazione del virus è bassa, la possibilità che un volontario si infetti è piuttosto bassa e il confronto tra vaccinati e non vaccinati in tempi rapidi darà risultati poco nitidi. Per questo oggi molti trial inseguono la pandemia: vengono organizzati in Paesi come Brasile o Sudafrica alla ricerca di tassi di contagio elevati.

 
Infettare i volontari vaccinati in laboratorio, poco dopo la somministrazione del vaccino, permetterebbe di tagliare di netto queste difficoltà. L'idea, avanzata a marzo su alcune riviste scientifiche, è stata adottata ufficialmente da 35 parlamentari americani. L'Oms l'ha giudicata fattibile, con le opportune cautele. Case farmaceutiche come AstraZeneca e Johnson&Johnson - entrambe con due candidati vaccini nella fase finale delle sperimentazione - si sono dette disponibili ad adottarla in caso di necessità. Il sito  1daysooner , infine, ha raccolto le firme di 33mila potenziali volontari. Altri Human Challenge, in passato, sono stati organizzati per malattie non altamente letali come influenza, malaria, tifo, dengue e colera.
Alla Reuters il Niaid ha confermato che sta valutando "la necessità di effettuare studi di human challenge per valutare i vaccini candidati o le terapie contro il Covid. Le considerazioni etiche e tecniche sono allo studio". La creazione in laboratorio di un ceppo di Sars-Cov-2 meno aggressivo è una delle cautele previste, oltre alla messa a punto di locali isolati dove tenere i volontari infetti.  Johan Van Hoof , capo della sezione vaccini di Johnson&Johnson, aveva dichiarato sempre alla Reuters che lo human challenge verrebbe adottato dalla sua azienda solo dopo aver chiarito le implicazioni etiche (e legali). L'utilità di questo esperimento è comunque limitata ai casi in cui la circolazione del virus scarseggia. Per il momento, suggeriscono i dati sui contagi in tutto il mondo, per gli sperimentatori dei vaccini la mancanza di infezioni non è un pericolo concreto.

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