ORRORE A UDINE: UCCISO E FATTO A PEZZI!

CRONACA

ORRORE A UDINE: UCCISO E FATTO A PEZZI!


La madre di Alessandro Venier sotto choc: “La compagna era in pericolo, non potevamo aspettare”

L’inquietante confessione al giudice: “Mailyn mi disse: l’unico modo per fermarlo è ucciderlo”

Un giallo dai contorni oscuri che scuote l’Italia intera

Una tragedia che gela il sangue

Udine, agosto 2025. Una villetta silenziosa alla periferia di una tranquilla cittadina friulana si è trasformata nel teatro di un orrore che nessuno avrebbe potuto immaginare. Alessandro Venier, 34 anni, è stato trovato morto. Ma non solo: fatto a pezzi. Un delitto brutale, che ha scosso l’intero Paese. Ma dietro questa violenza disumana, si nasconde una storia ancora più inquietante, fatta di segreti familiari, presunte violenze domestiche e un possibile complotto mortale.

La confessione shock di una madre

Lorena Venier, madre della vittima, è crollata sotto il peso del rimorso. Davanti al Gip, ha vuotato il sacco. Le sue parole sono come fendenti che squarciano il velo dell’ipocrisia e della menzogna: “Mio figlio era diventato pericoloso. Avevo paura per Mailyn. Era questione di tempo prima che accadesse qualcosa di irreparabile. Non potevamo attendere oltre”.

Una dichiarazione agghiacciante, che riapre interrogativi atroci: Chi era veramente Alessandro Venier? Una vittima? Un carnefice? O entrambe le cose?

Mailyn: la compagna, la vittima… o l’istigatrice?

Mailyn Castro Monsalvo, la giovane compagna colombiana di Alessandro, oggi si trova al centro dell’indagine. Non solo per la sua presenza nella casa dell’orrore, ma per qualcosa di molto più grave: le viene ora contestato anche il reato di istigazione all’omicidio. Secondo la madre di Alessandro, sarebbe stata proprio Mailyn a pronunciare le parole che avrebbero dato il via al tragico epilogo: “L’unico modo per fermarlo è ucciderlo”.

Una frase che, se confermata, potrebbe cambiare radicalmente il quadro investigativo. Perché non si tratterebbe solo di una reazione disperata, ma di una lucida premeditazione.

Un figlio problematico?

Chi era davvero Alessandro Venier? Per alcuni, un giovane brillante, dal sorriso facile. Per altri, un uomo oscuro, capace di gesti violenti, con una personalità imprevedibile. Secondo quanto emerso dalle indagini, pare che i rapporti con Mailyn fossero da tempo tesi. Discussioni frequenti, urla nella notte, segnalazioni sospette da parte dei vicini.

E poi, il racconto agghiacciante della madre: “Lo vedevo cambiare. Era diventato un’altra persona. Aggressivo, paranoico, fuori controllo. Mailyn non dormiva più la notte”.

Un delitto annunciato?

Ciò che emerge con sempre maggiore evidenza è che la tragedia poteva forse essere evitata. La madre era consapevole di quanto accadeva tra i due. Aveva paura. Temeva per la vita della giovane nuora. Ma anziché rivolgersi alle forze dell’ordine, ha deciso di tacere. Di convivere con l’angoscia. Di aspettare. Fino al giorno dell’irreparabile.

“Avevo paura che se dicevo qualcosa, sarebbe stato peggio per tutti”, ha detto al giudice. “Ma poi, quando Mailyn mi disse che l’unico modo per fermarlo era ucciderlo, qualcosa in me si spezzò”.

Gli inquirenti: “Un omicidio maturato in un clima tossico”

Gli investigatori sono convinti: l’omicidio non è stato un gesto impulsivo. Non un raptus. Ma il frutto marcio di un contesto familiare degenerato, dove la violenza era diventata la lingua quotidiana. Un ambiente tossico, esplosivo. Una bomba pronta a esplodere.

“Non siamo di fronte a una classica dinamica vittima-carnefice”, spiegano fonti vicine alle indagini. “Ma a un gioco di ruoli ambiguo, dove tutti sembrano avere qualcosa da nascondere”.

La scena del crimine: dettagli da incubo

Il ritrovamento del corpo di Alessandro Venier ha lasciato senza fiato anche i soccorritori più esperti. Corpo smembrato, tracce di sangue ovunque, segni di trascinamento, tentativi evidenti di occultamento. Una scena degna di un film horror.

Eppure, proprio in quel caos, gli inquirenti cercano ora la verità. Ogni dettaglio potrebbe essere la chiave. Ogni traccia, un indizio. Ma la domanda più inquietante resta senza risposta: chi ha davvero premuto il grilletto della violenza?

L’Italia si interroga: giustizia o vendetta?

L’opinione pubblica si divide. C’è chi vede in Mailyn una donna vittima, intrappolata in una relazione violenta, che ha reagito per disperazione. Ma c’è anche chi grida alla premeditazione, al calcolo freddo, a un complotto familiare orchestrato con precisione mortale.

Le piazze digitali si infiammano. Social, talk show, opinionisti: tutti cercano di dare un senso all’assurdo. Ma forse, come spesso accade, la verità è più sfumata di quanto sembri.

Il processo che tutti attendono

L’Italia si prepara ora a uno dei processi più controversi degli ultimi anni. Lorena Venier e Mailyn Castro Monsalvo saranno chiamate a rispondere davanti alla giustizia. Non solo per ciò che hanno fatto, ma per ciò che non hanno detto. Per le omissioni, le paure, le parole taciute e quelle urlate nel silenzio delle mura domestiche.

I riflettori sono accesi. Le telecamere puntate. Ogni parola sarà analizzata, ogni lacrima pesata. Ma potrà davvero un tribunale restituire giustizia a una storia dove l’amore ha lasciato spazio all’odio?

I fantasmi del passato

Mentre le indagini proseguono, emergono nuovi dettagli dal passato dei protagonisti. Vecchie denunce, episodi rimasti nell’ombra, traumi irrisolti. Un mosaico complicato, dove ogni tessera è un segreto, ogni silenzio una colpa.

Fonti vicine alla famiglia raccontano di un Alessandro segnato da una giovinezza difficile, un carattere instabile, un rapporto tormentato con la madre. E di una Mailyn sola, isolata, senza una rete di protezione, stretta in una morsa fatta di paura e dipendenza.

Una nazione sotto shock

L’Italia intera è col fiato sospeso. L’omicidio di Alessandro Venier non è solo una tragedia familiare. È lo specchio di un male più profondo, che si insinua nelle case, nei legami, nelle relazioni tossiche. È il riflesso di una società che non sa ascoltare, che ignora i segnali, che arriva sempre troppo tardi.

E ora ci si chiede: quante Mailyn ci sono là fuori? Quante Lorena tacciono nel silenzio della paura? Quanti Alessandro vivono sull’orlo del baratro?

La parola ora alla giustizia

Il destino di Mailyn e Lorena è ora nelle mani della magistratura. Ma anche nella coscienza di un Paese che deve interrogarsi su cosa sia giusto, su cosa significhi davvero “salvarsi” da un incubo.

Intanto, una famiglia è distrutta. Una vita è stata spezzata. E una verità — forse — non verrà mai completamente a galla.

 

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