Il M5S deposita le firme per il referendum sull’euro

Politica

Crimi: «Bisogna riprendersi la sovranità monetaria». Previsto per domani un incontro con Grasso per calendarizzare la proposta di legge che vuole modificare la costituzione

Un referendum sulla moneta unica europea. È quanto vuole ottenere il Movimento Cinque Stelle, che ha depositato oggi in Senato gli scatoloni contenenti 200 mila firme per arrivare ad una consultazione referendaria sull’euro. «Da una parte i cittadini e dall’altra i partiti - è scritto sul blog di Beppe Grillo - che avranno davanti a loro due possibilità: ignorare le firme dei cittadini come già successo in passato, o permettere ad essi di esprimersi su un argomento fondamentale della vita economica e sociale del Paese, sul quale non c’è mai stato un vero dibattito».

Sempre sul blog i pentastellati si dicono pronti a «dare battaglia» e «vigilare» con i loro gruppi parlamentari affinché «tutte le tappe che porteranno al referendum siano rapidamente rispettate». Subito dopo la consegna delle firme gli onorevoli del M5S intendono presentare una legge di iniziativa popolare per la discussione e il voto in aula. Nei loro programmi una volta approvata la legge costituzionale per l’istituzione del referendum consultivo, gli italiani potranno andare alle urne ed esprimere la loro volontà sull’uscita (o la permanenza) dalla moneta unica.

«Nell’euro - affermano i parlamentari grillini - siamo entrati sull’onda delle menzogne del centro-sinistra e con il nullaosta del centro-destra. Grazie al M5S si potrà finalmente aprire un dibattito e in caso di voto favorevole all’uscita dall’euro la maggioranza dovrà tenerne conto per non essere spazzata via e sostituita da un governo a 5 stelle. Il referendum sull’euro è un voto sul futuro dell’Italia. Non va sprecato!».

Il M5S ipotizza che la consultazione potrebbe tenersi tra dicembre 2015 e gennaio 2016, «ma molto dipende anche dall’ostruzionismo della maggioranza e del governo». Nella giornata di domani le firme saranno consegnate al presidente del Senato Piero Grasso. «Domani lo incontreremo e gli chiederemo una calendarizzazione veloce della proposta di legge di iniziativa popolare che porterà al referendum consultivo sull’euro», dice il senatore Vito Crimi, a capo della raccolta firme.

«Uscire dall’euro non è pericoloso, tanti esperti lo sostengono - dichiara Crimi - è vero, ci servono due terzi dei voti del Parlamento per farla approvare. Per questo sfidiamo i partiti: abbiano il coraggio di dire agli italiani che questo referendum, richiesto dagli italiani, non lo vogliono fare. Devono dire - conclude Crimi - che non gliene importa nulla. In caso contrario devono consentire la consultazione».

Il precedente. Dall’euro l’Italia non può uscire tramite un normale referendum abrogativo. L’art. 75 della Costituzione vieta il referendum sulle leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali. Non è quindi possibile interferire attraverso i referendum con l’ambito di applicazione delle norme comunitarie e con gli obblighi assunti dall’Italia nei confronti dell’Unione Europea.

Il Movimento Cinque Stelle chiede una consultazione analoga a quella che si svolse nel 1989 per richiedere ai cittadini di pronunciarsi riguardo l’affidamento al Parlamento europeo del mandato di redigere un progetto di Costituzione europea. I partiti aggirarono il problema della mancata previsione in Costituzione di ipotesi di referendum consultivi in materia attraverso l’approvazione di una legge costituzionale (3 aprile 1989, n. 2) con la quale fu indetto un “referendum di indirizzo” (dove i voti a favore dell’Europa furono l’88%).

Ci fu una legge d’iniziativa popolare promossa dal Movimento Federalista Europeo, successivamente sostituita dalla proposta di legge costituzionale presentata dal Partito Comunista, con la doppia lettura in entrambi i rami del Parlamento, secondo l’iter per le leggi costituzionali.

I partiti dell’epoca concordarono nell’approvare il “referendum di indirizzo”mediante una legge costituzionale ad hoc, “in deroga” rispetto a quanto previsto dall’art. 75 della Costituzione.

Il quesito che fu posto agli elettori sulle schede fu il seguente: «Ritenete voi che si debba procedere alla trasformazione delle Comunità europee in una effettiva Unione, dotata di un Governo responsabile di fronte al Parlamento, affidando allo stesso Parlamento europeo il mandato di redigere un progetto di Costituzione europea da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi competenti degli Stati membri della Comunità?».

 

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