Quella volta in cui il Sole si colorò di blu: la scoperta che svela il mistero del 1831

SCIENZA

Quella volta in cui il Sole si colorò di blu: la scoperta che svela il mistero del 1831


Il mistero del Sole blu

Era il 1831 quando il mondo intero si accorse che qualcosa di insolito stava accadendo nel cielo.
In Europa, negli Stati Uniti, nei Caraibi, perfino in Cina, il Sole apparve di un colore diverso dal solito: blu, verde, viola. Testimoni dell’epoca descrissero un’atmosfera surreale, un mondo improvvisamente immerso in una luce aliena.

Non era un tramonto o un’aurora boreale: il fenomeno si verificava anche a mezzogiorno, quando il Sole avrebbe dovuto splendere giallo e accecante.
Quasi contemporaneamente, le temperature iniziarono a scendere e il clima impazzì: raccolti compromessi, stagioni alterate, giornate fredde in piena estate.

Per quasi due secoli, il mistero è rimasto senza una spiegazione definitiva. Gli scienziati ipotizzarono un’eruzione vulcanica, ma nessuna corrispondeva esattamente alle descrizioni e agli effetti climatici di quell’anno.
Oggi, finalmente, una nuova ricerca ha ricostruito l’evento e svelato cosa accadde davvero.

Le cronache del tempo

Sfogliando i giornali dell’epoca e i diari personali, gli storici hanno raccolto testimonianze straordinarie.
In Inghilterra, un agricoltore scrisse che il Sole “appariva pallido e bluastro, tanto da sembrare la luna in pieno giorno”.
Nei Caraibi, marinai riportarono di aver visto un “disco violaceo” sorgere dal mare.
In Cina, cronisti imperiali annotarono che il cielo era “offuscato e strano, come se un velo colorato ricoprisse il Sole”.

Non si trattava di suggestioni isolate: erano osservazioni diffuse in gran parte del pianeta, segno che l’origine del fenomeno era globale.

L’ipotesi vulcanica

Per decenni, gli scienziati hanno puntato il dito contro le eruzioni vulcaniche, note per i loro effetti sul clima.
Quando un vulcano esplode con particolare violenza, infatti, immette nell’atmosfera enormi quantità di cenere e aerosol di zolfo, capaci di oscurare il cielo e abbassare le temperature terrestri.

L’eruzione del Tambora, nel 1815, aveva già dimostrato questa dinamica: causò il celebre “anno senza estate” del 1816, con carestie diffuse in Europa e Nord America.
Ma nel 1831 nessun grande vulcano sembrava essere esploso.

Per molto tempo si è parlato di un’eruzione “fantasma”, un evento sfuggito ai registri ufficiali, magari avvenuto in un’area remota o poco monitorata.

La scoperta: il vulcano Babuyan Claro

La svolta è arrivata grazie a un’indagine multidisciplinare condotta da climatologi, geologi e storici.
Incrociando documenti d’archivio, registri navali e analisi geologiche, gli scienziati hanno identificato il colpevole: il Babuyan Claro, un vulcano situato nelle Filippine settentrionali.

Nel 1831, il Babuyan Claro entrò in eruzione con una violenza tale da immettere nell’atmosfera strati spessi di cenere e gas ricchi di zolfo.
Queste particelle, disperse in quota dai venti, filtrarono la luce solare, alterandone la percezione visiva e creando quell’effetto cromatico unico.

Il meccanismo ottico

Perché il Sole appariva blu o verde?
La spiegazione è fisica: le particelle di cenere e aerosol di solfato agiscono come filtri naturali, disperdendo la luce solare.
Normalmente il Sole appare giallo-arancio perché la sua luce attraversa l’atmosfera e le lunghezze d’onda blu vengono diffuse.

Nel 1831, al contrario, la concentrazione di particelle fece sì che i colori caldi venissero assorbiti, lasciando passare soprattutto le tonalità fredde.
Ecco perché il Sole appariva bluastro o verdognolo, con sfumature violacee al tramonto.

Effetti sul clima

Oltre allo spettacolo cromatico, l’eruzione ebbe conseguenze concrete sul clima terrestre.
Le cronache dell’epoca parlano di un’estate insolitamente fredda in Europa, di nevicate fuori stagione negli Stati Uniti, di raccolti andati in rovina nei Caraibi.
Non fu catastrofico come il “grande inverno” del Tambora, ma abbastanza da lasciare segni profondi nelle economie agricole e nelle memorie collettive.

Due secoli di mistero risolti

Il merito della scoperta è aver unito indagini storiche e moderne tecniche scientifiche.
Analizzando campioni di ghiaccio prelevati in Groenlandia e Antartide, i ricercatori hanno infatti trovato tracce di solfati compatibili con un’eruzione nel 1831.
Parallelamente, documenti di missionari spagnoli nelle Filippine descrivevano fenomeni vulcanici proprio in quell’anno sul Babuyan Claro.

La combinazione di prove storiche e fisiche ha permesso di chiudere un enigma durato quasi 200 anni.

Una lezione per il presente

Oggi viviamo in un mondo che si interroga sugli effetti del cambiamento climatico e delle attività umane sull’atmosfera.
Storie come quella del 1831 ci ricordano quanto sia fragile l’equilibrio terrestre e quanto eventi naturali possano trasformare la vita di milioni di persone.

Allo stesso tempo, dimostrano la potenza della scienza: grazie a nuove tecnologie e a indagini interdisciplinari, possiamo comprendere eventi che per secoli sono rimasti avvolti nel mistero.

Conclusione – Il Sole blu, simbolo della memoria terrestre

Il fenomeno del 1831 resterà nella storia come il momento in cui il Sole cambiò colore e il mondo intero osservò stupito un cielo diverso.
Oggi, sapere che la causa fu un’eruzione vulcanica nelle Filippine non toglie fascino al racconto, ma gli restituisce verità.

Il Sole blu è diventato così un simbolo: la memoria della Terra che parla attraverso le sue manifestazioni, e la capacità dell’uomo di decifrarne, seppure a distanza di secoli, i segreti.

Forse, tra altri duecento anni, qualcuno guarderà indietro alle nostre epoche di crisi climatica e potrà dire: “anche loro, finalmente, hanno compreso cosa stava accadendo”. A cura della redazione di Giornalismo & Democrazia

 

Inserisci il tuo commento