“Toghe rotte”, il giudice Cisterna: «Se da Palamara chiamata in correità, sarà bagno di sangue»
POLITICAÈ l’immagine-simbolo del crollo dei partiti e della Prima Repubblica. La ricordate? Arnaldo Forlani, leader Dc, che depone nel processo Enimont con lo sguardo vitreo e la bava agli angoli della bocca.
È l’immagine-simbolo del crollo dei partiti e della Prima
Repubblica. La ricordate? Arnaldo Forlani, leader Dc,
che depone nel processo Enimont con lo
sguardo vitreo e la bava agli angoli della bocca. Ma quel fotogramma
simboleggia anche il “sorpasso” della
magistratura sulla politica. Per questo ha il sapore della nemesi l’articolo
scritto per il Riformista sul caso Palamara dal
giudice Alberto Cisterna, presidente di sezione al tribunale di Roma .
«Se il processo a Perugia dovesse
arrivare in dibattimento – vi si legge – c’è da attendersi un bagno
di sangue con tante toghe nello scomodo ruolo toccato al
povero Forlani, torchiato a Milano e
immortalato con la bava che solcava la bocca resa secca dall’imbarazzo».
«Palamara è solo uno dei collettori di illegalità»
Insomma, se a
Milano con Forlani fu Tangentopoli, a Perugia
con Palamara potrebbe essere Magistratopoli. «È una
prospettiva credibile -spiega Cisterna – se l’imputato vorrà
puntare l’indice sul sistema. E ritagliarsi il ruolo di uno dei tanti collettori della
domanda di illegalità che si è impadronita di
settori non marginali della magistratura». Il giudice immagina una «gigantesca chiamata
in correità» con tante toghe chiamate a
giustificare «perché mai sottoponessero proprio a Palamara aspirazioni,
angosce, feroci pettegolezzi e veleni contro
rivali». E anche «quale fosse la percezione del sistema delle nomine e
quali i collettori avversari che sostenevano i loro competitor».
È l’immagine-simbolo del crollo dei partiti e della Prima
Repubblica. La ricordate? Arnaldo Forlani, leader Dc,
che depone nel processo Enimont con lo
sguardo vitreo e la bava agli angoli della bocca. Ma quel fotogramma
simboleggia anche il “sorpasso” della
magistratura sulla politica. Per questo ha il sapore della nemesi l’articolo
scritto per il Riformista sul caso Palamara dal
giudice Alberto Cisterna, presidente di sezione al tribunale di Roma .
«Se il processo a Perugia dovesse
arrivare in dibattimento – vi si legge – c’è da attendersi un bagno
di sangue con tante toghe nello scomodo ruolo toccato al
povero Forlani, torchiato a Milano e
immortalato con la bava che solcava la bocca resa secca dall’imbarazzo».
«Palamara è solo uno dei collettori di illegalità»
Insomma, se a
Milano con Forlani fu Tangentopoli, a Perugia
con Palamara potrebbe essere Magistratopoli. «È una
prospettiva credibile -spiega Cisterna – se l’imputato vorrà
puntare l’indice sul sistema. E ritagliarsi il ruolo di uno dei tanti collettori della
domanda di illegalità che si è impadronita di
settori non marginali della magistratura». Il giudice immagina una «gigantesca chiamata
in correità» con tante toghe chiamate a
giustificare «perché mai sottoponessero proprio a Palamara aspirazioni,
angosce, feroci pettegolezzi e veleni contro
rivali». E anche «quale fosse la percezione del sistema delle nomine e
quali i collettori avversari che sostenevano i loro competitor».
«Il carrierismo delle toghe inquina indagini
e sentenze»
Stando così le
cose, è riduttivo per Cisterna ridurre il vermicaio ad affaire
Palamara. A suo giudizio, le intercettazioni in possesso della Procura
di Perugia sono il sintomo del «carrierismo». È questa,
sottolinea, la «malattia che affligge le toghe», anzi «una delle
ragioni delle degenerazioni». Ma è
l’interrogativo finale che si pone Cisterna a risultare agghiacciante. Eccolo:
«Quanto ha influito il mercato delle carriere sul
lavoro giudiziario, sulle indagini, sulle fughe
di notizie, sugli agguati agli avversari,
sulle inchieste ai politici invisi o
semplicemente nella soluzione di una controversia condominiale rimessa
a un giudice perennemente alla ricerca di un contatto, di un
appoggio, di una rassicurazione?». Già,
quanto ha influito?