Tumori inaccessibili: a Pavia nuove frontiere della radioterapia
SALUTEPavia – Nel cuore della Lombardia, a pochi passi dal centro storico di Pavia, si trova uno dei centri di eccellenza più avanzati d’Europa nella lotta contro i tumori.
Il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO). Un luogo dove la tecnologia medica e la ricerca scientifica si fondono per dare speranza a pazienti che, fino a pochi anni fa, non avevano alcuna opzione terapeutica.
Accompagnati dal giornalista Gaetano Pecoraro, abbiamo varcato le porte di questo polo d’avanguardia per osservare da vicino le tecniche di radioterapia più innovative, capaci di colpire anche i tumori più inaccessibili, con una precisione che ha dell’incredibile.
Dove la chirurgia non arriva
Molti tumori, a causa della loro posizione, risultano estremamente difficili da rimuovere chirurgicamente.
Parliamo di neoplasie localizzate in zone delicate come la base del cranio, la colonna vertebrale o in prossimità di organi vitali.
In questi casi, i rischi di un intervento tradizionale superano i benefici, e le terapie convenzionali spesso non bastano.
Il CNAO ha sviluppato un approccio alternativo, sfruttando fasci di particelle subatomiche – protoni e ioni carbonio – per distruggere le cellule tumorali dall’interno, risparmiando al massimo i tessuti sani circostanti.
Questa tecnologia prende il nome di adroterapia.
Cos’è l’adroterapia e perché è rivoluzionaria
A differenza della radioterapia tradizionale, che utilizza raggi X, l’adroterapia impiega particelle dotate di massa e carica elettrica.
Questi fasci penetrano nel corpo con un’energia controllata, rilasciando la loro potenza solo una volta raggiunta la profondità precisa del tumore.
È un principio fisico noto come picco di Bragg: la radiazione colpisce in maniera concentrata solo la zona malata, riducendo drasticamente i danni ai tessuti sani e minimizzando gli effetti collaterali.
Un’arma contro i tumori “impossibili”
Abbiamo assistito a una seduta di trattamento all’interno di una sala imponente, dominata da un gigantesco gantry – una struttura rotante alta come un palazzo di tre piani – che permette di orientare il fascio di particelle con un’accuratezza millimetrica.
Qui, pazienti provenienti da tutta Italia e anche dall’estero ricevono cure che altrove sarebbero semplicemente inaccessibili.
Si tratta di casi complessi: tumori alla base del cranio, sarcomi della colonna, neoplasie resistenti alle radiazioni convenzionali o vicine a organi vitali.
Ogni seduta dura pochi minuti, ma dietro c’è un lavoro di pianificazione che può richiedere settimane: imaging avanzato, calcoli fisici, simulazioni e un’equipe multidisciplinare che collabora per disegnare la traiettoria perfetta del fascio.
L’esperienza dei pazienti
Uno degli aspetti che più colpisce al CNAO è il rapporto umano.
Nonostante l’altissima tecnologia, l’ambiente è accogliente: medici, fisici e infermieri conoscono per nome ogni paziente e ne seguono l’evoluzione passo dopo passo.
Molti arrivano qui dopo aver sentito pronunciare altrove parole dure come “non c’è più nulla da fare”.
E invece, grazie all’adroterapia, possono intraprendere un percorso terapeutico mirato, che in molti casi riesce a prolungare e migliorare sensibilmente la qualità della vita.
La ricerca continua
Il CNAO non è solo un centro di cura, ma anche un laboratorio di ricerca in costante fermento.
Gli scienziati stanno sperimentando nuove modalità di utilizzo delle particelle, valutando combinazioni con terapie farmacologiche, immunoterapia e approcci personalizzati basati sul profilo genetico del tumore.
L’obiettivo è chiaro: rendere l’adroterapia accessibile a un numero sempre maggiore di pazienti e affrontare tipologie di tumori oggi ancora fuori dalla portata delle tecniche attuali.
Il futuro della radioterapia
Quello che abbiamo visto al CNAO è uno scorcio sul futuro della medicina oncologica.
Un futuro in cui le terapie saranno sempre più personalizzate, mirate e meno invasive.
Un futuro in cui il concetto stesso di “tumore inoperabile” potrebbe diventare un ricordo.
L’esperienza di Pavia dimostra che la scienza, quando sostenuta da investimenti e visione, può trasformare le prospettive di cura.
E per molti pazienti, questo non significa solo più tempo, ma anche la possibilità di viverlo pienamente.