Un lockdown ogni 15 giorni
POLITICAVenerdì o sabato Conte annuncerà altre due settimane di blocco. Per allentare le restrizioni sociali se ne riparla a maggio. Gli annunci a tappe nascono dai timori per la tenuta degli italiani. Frizioni governo-esperti sui test sierologici
Venerdì o più probabilmente sabato, Giuseppe Conte annuncerà in
quello che ormai è diventato un format serale il prolungamento della
quarantena. Quel che filtra da Palazzo Chigi è che il lockdown verrà prorogato
di altre due settimane, almeno per quanto riguarda tutte le restrizioni dal
punto di vista sociale. Oggi una buona parte del governo si è riunita con il
comitato tecnico-scientifico con il quale sta gestendo questa fase. Gli esperti
sono stati chiari: il rallentamento del contagio non deve far allentare le
misure.Anche se con alcuni componenti del governo si è registrata qualche
frizione: “Servono risposte, non possiamo continuare a muoverci alla cieca”, ha
detto uno dei presenti quando si è iniziato a parlare di test sierologici, la
cui attendibilità è ancora lontana dall’essere accettabile.
L’esecutivo vuole comunque stroncare sul nascere un problema di
comunicazione che preoccupa. Appena si è iniziato a parlare di “fase 2” negli
scorsi giorni, il monitoraggio delle persone in giro ha fatto registrare da
subito un innalzamento del formicolio per le strade. Questione di pochi punti
percentuali in più, ma sufficiente a destare preoccupazione. C’è chi nel corso
della riunione ha accennato al caso cinese. A torto o a ragione visto come un
esempio nelle misure di contenimento del contagio, gli indicatori hanno fatto
registrare nelle ultime ore i segnali di possibili nuovi focolai.
E’ per questo che il commissario Domenico Arcuri ha lanciato un
grido d’allarme: “Attenti a illusioni ottiche, pericolosi miraggi, non siamo a
pochi passi dall’uscita dell’emergenza, da un’ipotetica ora X che ci riporterà
alla situazione di prima, nessun liberi tutti per ritornare alle vecchie
abitudini”. Tutti quelli che maneggiano il dossier convergono su un punto:
prima di maggio, i primi nella migliore delle ipotesi, a mese profondamente
inoltrato nella peggiore, gli italiani dovranno rimanere in casa. Per questo
quando Angelo Borrelli, qualche giorno fa, aveva accennato al 16 maggio è
partita a tutta forza la retromarcia. Perché, giorno più giorno meno, è
verosimile.
E anche perché il piano psicologico, la tenuta dei nervi del
paese, è un aspetto che preoccupa assai Conte. Anche per questo la politica del
suo annuncio rispetterà il timing fin qui adottato delle due settimane. Un
target da raggiungere, uno spazio di tempo congruo in cui poter stringere i
denti. Indicare un orizzonte più ampio, tempi più lunghi, nel pensiero del
premier, sarebbe psicologicamente pericoloso.
Il presidente del Consiglio è orientato a sbloccare alcune
limitate filiere produttive da dopo Pasqua. E anche il comitato
tecnico-scientifico ha convenuto che, sia pur con la massima prudenza, aprire
uno spiraglio in questo senso sia necessario. Ma la fase 2 immaginata dal
governo è tutta qui. Nella riapertura di alcune fabbriche. “L’allentamento
delle misure di distanziamento sociale, la riapertura degli uffici pubblici,
quello sarà un terzo step”, spiega uno dei partecipanti alla riunione. “Per
questo - continua - parlare di fase 2 significa solo indicare piccoli sblocchi
per imprese e fabbriche, non impatta sulla maggior parte dei cittadini”. Per
attendere l’ufficializzazione bisognerà rimanere sintonizzati nelle ore che
precederanno la Pasqua.