I boss mafiosi usciti durante il Covid non rientrano in cella: flop clamoroso del decreto Bonafede

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Nonostante i tanti e soliti annunci di Bonafede, i boss mafiosi in carcere non ci sono più tornati.

Nonostante i tanti e soliti annunci di Bonafede, i boss mafiosi in carcere non ci sono più tornati. Sono infatti ben 112 (su 223), praticamente la metà, quelli posti ai domiciliari ad aprile in pieno lockdown e mai più ritornati dietro le sbarre nonostante il decreto Bonafede, quello che avrebbe dovuto riportarli in cella. E preoccupa molto il fatto che nelle loro case ci sono ancora nomi eccellenti di Cosa Nostra. A fare i conti è stata Repubblica, che ha chiesto i numeri al ministero della Giustizia. E ha scoperto che gli scarcerati in seguito al pericolo del coronavirus sono stati 223: tra questi, sono tornati in prigione 112.

Tra i segnalati “illustri”, come si diceva, c’è Ciccio La Rocca, il padrino di Caltagirone su cui aveva indagato il giudice Falcone e che era stato condannato all’ergastolo. O il ras della mafia dei pascoli Gino Bontempo, famoso per aver fatto incetta dei contributi europei per i Nebrodi. O ancora, l’ex vicino di casa di Totò Riina, Pino Sansone, a casa da fine aprile. I problemi di applicazione di quel decreto, d’altra parte, sono stati decisivi in diverse occasioni.

Il tribunale di sorveglianza di Sassari, per esempio, chiamato a occuparsi del boss dei Casalesi Pasquale Zagaria, ha sollevato una questione di legittimità costituzionale sul decreto: quell’obbligo potrebbe “violare la sfera di competenza riservata all’autorità giudiziaria” e quindi il “principio di separazione dei poteri”. E dunque Zagaria resta fuori. E ai domiciliari, oltre al capo dei Casalesi, restano tanti altri: come i tre boss della provincia di Palermo: Giuseppe Libreri, di Termini Imerese, Stefano Contino di Cerda, Diego Guzzino di Caccamo.

A maggio, Bonafede aveva emanato un decreto per tentare di recuperare alla mole di scarcerazioni, causate anche e soprattutto alle condizioni di vita in carcere che non garantiscono una permanenza in totale sicurezza per la salute. Secondo il ministero della Giustizia, che ha parlato a Repubblica, si tratta comunque di “un risultato importante”. Contento lui…

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