A Bonafede è scappato anche Carminati: libero dopo soli 5 anni e 7 mesi

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Bonafede è di nuovo nell’occhio del ciclone. Dopo le rivolte in carcere in piena emergenza Covid, l’affaire Di Matteo, la liberazione dei boss mafiosi e il loro mancato rientro in carcere, ora arriva un’altra notizia choc

Bonafede è di nuovo nell’occhio del ciclone. Dopo le rivolte in carcere in piena emergenza Covid, l’affaire Di Matteo, la liberazione dei boss mafiosi e il loro mancato rientro in carcere, ora arriva un’altra notizia choc. Massimo Carminati esce dal carcere e torna a essere un qualunque uomo libero. Nessun obbligo di dimora, nessun obbligo di firma. Nulla. Dopo soli 5 anni e qualche spicciolo. Come spiega Repubblica, “la scarcerazione arriva a cinque giorni dal deposito delle motivazioni della Cassazione con cui per l’ex Nar, insieme a Salvatore Buzzi e altri 30 coimputati è crollato il 416bis, l’associazione a delinquere di stampo mafioso. E il ‘Nero’ del ‘Mondo di Mezzo’ ha così lasciato il carcere di Oristano”.

Bonafede, travolto da un ennesimo caso che rivela la sua (forse) inadeguatezza a ricoprire il ruolo di ministro della Giustizia, ha provato a intervenire subito delegando l’ispettorato generale del ministero a svolgere “i necessari accertamenti preliminari”, come fanno sapere fonti di via Arenula. Carminati, detto anche il “Il Cecato” di Mafia Capitale, intanto però esce dall’istituto penitenziario di Oristano in cui era rinchiuso dal dicembre 2014 perché la carcerazione preventiva è arrivata al limite. “Non essendo quindi arrivati a una condanna definitiva – il processo d’Appello bis Mondo di mezzo deve ancora essere celebrato – torna libero, nella sua dimora a Sacrofano”, spiega Repubblica.


L’ex terrorista di estrema destra, fu arrestato con l’accusa di mafia il 2 dicembre del 2014. È uno dei criminali romani la cui fama sembra essere inossidabile. Il suo nome è legato alla banda della Magliana ma soprattutto allo storico furto al caveau della banca di piazzale Clodio. Un furto messo a segno alle cassette di sicurezza di decine di magistrati, avvocati e notabili romani e che riuscì a portare a dama grazie alla complicità di interni alla banca e di forze dell’ordine. Come racconta Lirio Abbate nel suo libro “La lista”, deriva da lì il potere di Carminati: la possibilità, grazie a quei segreti, di ricattare lo Stato.

Il 20 luglio del 2017 il tribunale condanna Carminati a 20 anni di reclusione per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e a tanti altri reati. “L’11 settembre del 2018 – ricostruisce Repubblica – la corte d’appello riconoscendo la sussistenza della mafia e infligge a Carminati 14 anni e mezzo. Verdetto annullato dalla Cassazione il 22 ottobre del 2019 che fissa un nuovo processo solo per la rideterminazione delle pene. Dopo quattro giorni, il regime del carcere duro viene meno. Incassato il parere positivo della Dda di Roma e della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, il Guardasigilli Alfonso Bonafede firma il decreto di revoca del 41 bis per Carminati, che oggi torna libero”.

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