Coronavirus: la Russia avrà il vaccino entro il 10 agosto

Salute

Annuncio a sorpresa: sarà approvato in meno di due settimane, ma non ci sono i dati scientifici per validarlo.

Finora, non era in testa nella corsa al  vaccino contro il Coronavirus , ma adesso un annuncio a sorpresa ribalta la classifica: la  Russia  sostiene di essere pronta in meno di due settimane ad approvare il primo vaccino per il Covid-19.

La notizia proviene dalla Cnn ed è riportata in Italia dall’agenzia stampa  Adnkronos , citando le dichiarazioni di funzionari russi che sostengono di essere al lavoro puntando alla data del  10 agosto , o anche prima, per l’approvazione del vaccino, sviluppato dall’Istituto Gamaleya di  Mosca .

«È un momento Sputnik», sostiene Kirill Dmitriev, a capo del fondo sovrano russo, che finanzia le ricerche per il vaccino, alludendo al primo lancio spaziale di un satellite, quando nel 1957 l’allora Unione Sovietica batté sul tempo gli Stati Uniti d’America (che poi recuperarono, arrivando per primi con l’uomo sulla Luna, nel 1969). «Gli americani rimasero sorpresi quando sentirono i bip dello Sputnik. È lo stesso col vaccino. La Russia ci arriverà per prima», dice Dmitriev.

La Russia però – sottolinea la nostra agenzia stampa insieme alla Cnn – «non ha però diffuso alcun  dato scientifico  sui test effettuati per il vaccino ed è impossibile al momento verificare in maniera indipendente la  sicurezza  o l’ efficacia  del farmaco».

Al momento, tra i  candidati vaccini  più promettenti rilevati dall’Adnkronos Salute non ci sono quelli realizzati in Russia. La gara è numerosa: secondo i rilevamenti effettuati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e riportati oggi dall’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, ci sono ben 218 prodotti in competizione, di cui 27 basati su Dna, 15 su Rna, 45 su vettore virale, 17 su virus attenuato o inattivato, 66 su proteine, e 48 che utilizzano altre piattaforme o per i quali non si hanno dettagli.

L’Istituto  Spallanzani  collabora con le società italiane Rei-Thera e Takis, che stanno lavorando su due diverse piattaforme alla realizzazione di altrettanti vaccini e «i primi test sull’uomo sono previsti nel mese di agosto».

Ma sono 4 i candidati vaccini più avanzati nel mondo: innanzitutto quello del team tra l’Università di Oxford e la società farmaceutica  AstraZeneca , che è attualmente in fase di test e sembra aver prodotto le risposte immunitarie desiderate senza mostrare gravi reazioni avverse. È quello italiano, e secondo gli ultimi annunci  sarà in commercio a gennaio . Poi c’è quello della società americana  Moderna  insieme al National Institute of Allergy degli Stati Uniti, dove gli studi hanno rivelato che 45 persone alle quali è stato somministrato il loro vaccino mRNA-1273 hanno mostrato una risposta anticorpale. Lunedì è partita la sperimentazione di fase 3 su questo candidato vaccino, con la partecipazione di 30.000 adulti sani.

Gli altri due prodotti più promettenti sono quello dalla CanSino Biologics in  Cina , che ha pubblicato gli incoraggianti risultati della sperimentazione di fase 2 lo stesso giorno del team di Oxford, e il candidato vaccino frutto della ricerca della società tedesca BionTech con il colosso farmaceutico  Pfizer , che ha diffuso dati promettenti annunciando l’avvio della sperimentazione avanzata proprio in questi giorni.

Così, mentre gli occhi del mondo puntano su questi vaccini più avanzati, arriva la Russia a scompaginare la classifica. Ma dall’Italia arriva il monito dell’ Aifa , l’Agenzia italiana del farmaco, che ha già valutato durante il periodo dell’emergenza ben 156 studi farmacologici (tra cui anche l’idrossiclorochina ed il vaccino su cui ha espresso parere favorevole la scorsa settimana), approvandone solo il 3%.

Oggi, la presidente della commissione tecnico-scientifica dell’Aifa, Patrizia Piopoli, pur senza menzionare la vicenda della  Russia , ricorda: «quello che abbiamo imparato è che in condizioni di emergenza occorre cercare di spingere la comunità scientifica verso  studi solidi  ed è necessario comunicare sullo stato delle evidenze in modo da poter dare informazioni corrette».

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