Il virologo avverte: "Almeno altri 4 mesi per battere il Coronavirus"

Salute

Andrea Crisanti invita alla calma: "Se riapriamo così com'è, tra un mese, senza fare nulla la probabilità è elevatissima e l'intensità mostruosa, nel senso che si ricomincia da capo"

La domanda che ci si pone ormai da diverse settimane è sempre la stessa: quando tutto questo sarà finito? Anche se un report dell'istituto Einaudi traccia una data per la fine dell'emergenza Coronavirus per ogni Regione, stabilirne una precisa appare difficile.

In realtà bisogna prepararsi per quella eventuale data: "Vuol dire che se aspettiamo che l'epidemia sia completamente scomparsa e che non ci siano più casi qui si tratta di aspettare almeno altri 4 mesi, se tutto va bene. E chiaro che l'italiano non può permettersi questa cosa qua". Quindi va identificato e capito quale sia il rischio accettabile. Ma in che modo lo si può mitigare? Il rischio ha una probabilità e una intensità. "Se riapriamo così com'è, tra un mese, senza fare nulla la probabilità è elevatissima e l'intensità mostruosa, nel senso che si ricomincia da capo", avverte il virologo Andrea Crisanti.

Considerando che l'intensità del rischio non può essere modificata, occorre concentrarsi sulla probabilità che questo accada. La probabilità si modifica in tre modi: aumentando i dispositivi di sicurezza "a disposizione delle persone che lavorano e vanno in fabbrica"; avendo dati precisi e tracciando "chi va a lavorare, chi non va e chi rimane a casa"; potenziando la capacità diagnostica "sia nel fare i tamponi sia nel fare il dosaggio degli anticorpi". Bisogna capire chi ha sviluppato la malattia e identificare nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro "chi è positivo e chi è asintomatico".

"Girerà ancora parecchio"

Nell'intervista rilasciata a Il Tempo, il direttore dell'Unità complessa diagnostica di Microbiologia a Padova è stato interrogato su quanto tempo girerà il Coronavirus: "Ancora parecchio. Dobbiamo ragionare su un ordine di tempo di uno/due anni". La ripresa sarà comunque graduale, anche se non potrà essere perfettamente uguale per l'intero Paese: "Ci sono dei posti dove potrà essere più rapida". Se in Lombardia "bisogna essere cauti", in Sicilia o in Sardegna "se si fa uno sforzo adesso nello spegnere tutti i focolai che ci sono, mappando tutto e facendo campionamenti a tappeto, in zone che non sono molto toccate vale davvero la pena fare questo".

La speranza che il caldo possa produrre effetti sulla trasmissione del virus c'è, ma non si possono fare previsioni "perché è la prima volta che succede una cosa del genere e non abbiamo uno storico su cui fare paragoni". Gi effetti delle drastiche misure prese dal governo per limitare la diffusione del Covid-19 si stanno iniziando a vedere? Ora però l'ulteriore trasmissione virale è dovuta al resto degli altri fattori: "Quelli che non rispettano la quarantena e quelli che in qualche modo devono continuare a lavorare ed a mantenere in piedi attività indispensabili".

 

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