Nuovo lockdown: Speranza non esclude la possibilità

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Fuori dal pericolo di dure restrizioni, ma chi può dire per quanto? L’intervento di oggi del ministro della Salute è improntato a una cautela che prende in considerazione ogni scenario, anche il più difficile da accettare.

Seconda ondata sì, seconda ondata no. Contagi che dovevano attenuarsi con le alte temperature estive; abbiamo constatato che non è vero: il  Coronavirus  continua a circolare. Semmai, a diminuire costantemente, sono i pazienti con forme più gravi di Covid e i ricoverati in terapia intensiva, il che è una boccata d’ossigeno per il nostro sistema sanitario.

Cosa succederà in  autunno , quando si teme peraltro anche una sovrapposizione di sintomi da Covid e inizio della stagione influenzale (ne abbiamo parlato qui: “ I medici: «Influenza e Coronavirus bloccheranno l’Italia» “), è impossibile dirlo con  certezza . È in questo senso che vanno lette le parole del ministro della Salute  Roberto Speranza , che oggi ha visitato l’azienda farmaceutica Menarini e l’ospedale Careggi di Firenze.

Sul  lockdown , Speranza è stato fin troppo chiaro: «Il nostro auspicio è che non si arrivi più a una chiusura totale – ha detto, nel corso della visita al policlinico fiorentino –  però questo non sta scritto nel cielo . Dipende da noi. Dipende prima di tutto dai comportamenti di ciascuno di noi. Il mio invito è a continuare a rispettare le tre regole fondamentali delle mascherine, del distanziamento e del lavaggio delle mani, perché quelle ci possono mettere in condizioni oggi di gestire la fase di convivenza col virus».

Un atteggiamento  prudente e possibilista , insomma: nella mancanza di certezze quasi totale cui il Covid ci ha condannati dall’inizio, è impossibile dire oggi cosa sarà da qui a due o tre mesi. E questo vale anche per il lockdown: impossibile escludere con certezza sin d’ora che non tornerà lo spettro della chiusura. Proprio oggi, abbiamo visto come in Paesi come la Cina e non solo alcune zone si sono blindate di nuovo, a seguito di un nuovo dilagare del virus (leggi qui: “ Coronavirus, tutti i Paesi dov’è tornato il lockdown “).

Lungi da noi fare gli uccelli del malaugurio: Speranza ha semplicemente ricordato, con una buona dose di  onestà intellettuale , che questa pandemia non consente di esprimersi con  nettezza  e in termini certi praticamente su nulla. Oltre al fatto che le precauzioni antiCovid restano fondamentali per evitare nuovi contagi. Lo stesso Conte, non molti giorni fa, durante la trasferta in Spagna da Pedro Sanchez (ne abbiamo parlato qui: “ Mes e fondi Ue, cosa ha detto Conte in Spagna “) per compattare il fronte dei Paesi pro-Recovery Fund, ha escluso il lockdown. Ma non ha potuto che farlo in termini dubitativi: «Credo che l’Italia non sia più nella condizione di poter prefigurare una chiusura delle attività», ha detto, utilizzando un verbo che non è propriamente sinonimo di  sicurezza .

Peraltro, è il suo incarico di  ministro della Salute  che lo mette in condizione di avere più e meglio di altri, all’interno dell’Esecutivo, il polso della situazione, sull’andamento dell’epidemia in Italia. Il nuovo  report  dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e del ministero della Salute, per il periodo 6-12 luglio, indica «un lieve aumento nel numero di nuovi casi, diagnosticati e notificati al sistema integrato di sorveglianza coordinato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) rispetto alla settimana di monitoraggio precedente». Nulla di preoccupante, ma «al momento – spiegano gli esperti – i dati confermano l’opportunità di mantenere le  misure di prevenzione  e controllo già adottate dalle Regioni e province autonome».

«Il nostro  auspicio  – ha proseguito Speranza – è lavorare perché intanto in un tempo breve la comunità scientifica internazionale possa darci il  vaccino  e terapie utili, adeguate, che ci consentano di risolvere in via definitiva questa battaglia. Quindi noi lavoriamo, stiamo investendo anche come Paese e come governo il più possibile sia sulla ricerca del  vaccino  sia sulla ricerca di terapie».

«Fino a quando non avremo né vaccino né  terapia  abbiamo bisogno di un atteggiamento di  massima cautela , e dove dovessero verificarsi  focolai , come pure qua e là sta avvenendo nel nostro Paese, dobbiamo essere prontissimi a intervenire nel più breve tempo possibile – ha concluso il ministro – perché più si interviene subito con determinazione e meno il virus si diffonde».

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